Age diversity Leggere insieme

Recensione del libro “L’importanza di essere vecchi: politiche attive per la terza età” A cura di Tiziano Treu

L’importanza di essere vecchi

Il libro che vi proponiamo non è recentissimo (2012), ma è certamente uno dei saggi più completi per comprendere la “rivoluzione demografica” in atto e i cambiamenti che essa produce. Di più, la ricerca tenta di dare qualche risposta concreta.

In primo luogo quello che appare evidente è che non vi è ancora una piena consapevolezza, sia a livello sociale che aziendale, della portata della rivoluzione demografica. Si inizia a parlarne e spunta qualche isolato progetto di age-management, ma il tema viene trattato con una certa superficialità, senza comprendere appieno le tendenze in essere.
Nella ricerca presentata vi è una contraddizione palese: da un lato le persone intervistate dicono di poter lavorare tranquillamente oltre i 65 anni e le imprese sottolineano il contributo importante che i senior possono dare all’azienda; dall’altro ciascuno auspica un (impossibile) abbassamento dell’età del pensionamento.

In questo quadro poche realtà organizzative si stanno attrezzando da un punto di vista rivisitando le posizioni e l’organizzazione del lavoro per includere le persone più mature.

Come è evidente dalla mia personale modalità di scrivere si tende ad evitare una parola ormai tabù: vecchiaia. La rappresentazione sociale dei “sempre giovani” non rende facile affrontare il tema in modo franco, scevro da pregiudizi. Una visione che impatta sul mercato, dove la rappresentazione delle persone in là negli anni ha del ridicolo perché sono evidentemente dei giovani “truccati” per sembrare più anziani, ma che ha dei risvolti anche nella cultura aziendale che tende a stereotipare i senior come ormai inadatti alle esigenze di un lavoro in continuo cambiamento.

In questo processo di invecchiamento che non è nuovo per l’umanità, ma che assume oggi una velocità impensabile nel passato, cambiano i ruoli. Oggi persone che solo qualche tempo fa venivano reputate “anziane” diventano i caregiver, coloro che assistono, persone ancora più vecchie; molti raggiungono i 100 anni e spesso hanno figli che superano i 70.

Un quadro completamente rivoluzionato che deve spingere verso azioni di active ageing ad ampio spettro. In primo luogo la capacità individuale di mantenersi in salute, cercando di seguire degli stili di vita che gli esperti continuano a delineare; poi fare in modo di proporre azioni, sociali ed organizzative, che mantengano questo “capitale” di conoscenze e di competenze utilizzato per il gruppo sociale. Esempi nel volontariato, ma anche nella cittadinanza attiva, attraverso associazioni che si occupano di moltissimi ambiti. Il periodo della pensione, se si rimane in salute, può essere quel tempo magico della ripresa dei sogni lasciati nel cassetto. E questa tendenza è visibilissima nei molti che si dedicano alle più svariate attività: la recita e il canto, la pittura, la cura del verde, l’assistenza gratuita, il sostegno ai giovani e chi più ne ha più ne metta.

Un modo, questo, per riequilibrare uno sbilanciamento economico ormai strutturale. Se il segmento anziano prende sempre più dei soldi disponibili per il welfare, attraverso altre attività si consegue una sorta di riequilibrio che, in termini aggregati, può risultare significativo.

Insomma, il libro ci aiuta a riconoscere le più evidenti macro tendenze, sottolineando anche alcune contraddizioni, ma soprattutto ci esorta ad affrontare il tema, soprattutto in azienda, in modo più professionale, informando i propri collaboratori della realtà e studiando con loro soluzioni innovative, che facciano tesoro dell’esperienza dei vecchi, per tenere inclusi i giovani. In questo ambito le ipotesi di flexible retirement, che stanno venendo avanti a livello legislativo, possono aiutare a non fare, come spesso accade, di ogni erba un fascio.
Anche per l’età, come per molte altre caratteristiche individuali, affrontare la diversità significa trovare soluzioni ad hoc, ascoltando i bisogni delle persone e delle imprese, per trovare soluzioni innovative.

Autore

Cristina Bombelli

Fondatrice di Wise Growth, si è occupata di Diversity & Inclusion dagli anni ‘80.

È stata professoressa presso l’Università di Milano-Bicocca e per anni docente della Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi dove ha fondato il primo centro studi di ricerca sul tema. È stata visiting scholar presso l’Università di La Verne in California.
È pubblicista e autrice di numerosi articoli sui temi del comportamento organizzativo e della gestione delle diversità. È stata presidente della fondazione “La Pelucca” onlus, dedicata ad anziani e disabili. È certificata IAP di THT (Trompenaars Hampden – Turner) per la consapevolezza interculturale, executive coach con Newfield e assessor con Hogan.

Ha pubblicato numerosi libri tra i quali i più recenti: Alice in business land. Diventare leader rimanendo donne, 2009; Management plurale. Diversità individuali e strategie organizzative, 2010; Un manager nell’impero di mezzo, 2013; Generazioni in azienda, 2013; Amministrare con sapienza, la regola di San Benedetto e il management, 2017; La cultura del Rispetto. Oltre l’inclusione, 2021.

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