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Donne e scienza: numeri a confronto

Scritto da Ilaria Li Vigni
Dall’anno 2015, l’11 febbraio, si celebra la Giornata internazionale delle donne nella scienza, istituita dalle Nazioni Unite per promuovere in tutto il mondo iniziative volte a mettere in luce le donne impegnate nella ricerca e per incoraggiare le giovani a intraprendere studi scientifici.

L’iniziativa è nata con il fine di incentivare le donne a partecipare alla ricerca scientifica e ad avere parità di accesso a tale materia.
Scienza e uguaglianza di genere sono infatti, secondo le Nazioni Unite, binomio necessario per raggiungere gli obiettivi di sviluppo, concordati a livello internazionale, ivi compresi quelli previsti dall’agenda 2030 Onu per lo Sviluppo Sostenibile.

In Italia e in molti altri Paesi, grandi assenti dai vertici della ricerca, le donne vivono, ancora, nell’ombra nei laboratori scientifici e nelle università. Nonostante molte ricercatrici siano esempi di eccellenza riconosciuti a livello internazionale, la maggior parte di esse non riesce ancora ad emergere come meriterebbe, riscontrando difficoltà a fare carriera e a vedere il proprio lavoro adeguatamente pubblicizzato e remunerato.

Tale problema affonda le radici nella cultura che, specie in ambito scientifico, ha troppo spesso relegato le donne in ruoli subordinati e di ausilio tecnico o amministrativo.

Obiettivo della giornata internazionale, celebrata in molti Atenei che registrano crescente interesse delle studentesse nelle materie scientifiche STEM, è far emergere il loro ruolo e il giusto riconoscimento alla loro professionalità.

Donne e ragazze continuano ad essere escluse da una piena partecipazione nella scienza“, rileva sul sito il Centro regionale di informazione delle Nazioni Unite e tale affermazione, purtroppo, trova ragione nei numeri.
La conferma di questo scenario arriva, tra l’altro, da una ricerca, condotta in 14 Paesi, sulla carriera universitaria delle ragazze nelle materie scientifiche (matematica, fisica, informatica, biotecnologie, scienze naturali ed ambientali ed ingegneria).
I dati vedono solo il 18% delle studentesse conseguire la laurea triennale, l’8% la specialistica e il 2% il dottorato di ricerca.

Se poi si considera, nello specifico, la situazione in Italia, il quadro è ancora meno edificante.
La ricerca condotta nel 2016 dalla Fondazione L’Oreal per le donne e la scienza, indica che l’Italia è il Paese europeo con più pregiudizi nei confronti delle donne nella ricerca in quanto 7 italiani su 10 sostengono che le donne non possiedano capacità necessarie per accedere a occupazioni di alto livello in ambito scientifico.

In Italia, come in molti altri Paesi, la presenza delle donne negli studi scientifici segue un andamento a piramide. La base vede, fin dalle scuole superiori (liceo scientifico e scuole professionali di natura tecnica), una presenza femminile superiore al 50% che si assottiglia, inesorabilmente, andando verso l’alto e le disparità crescono, man mano che si avanza verso posti di responsabilità e potere decisionale.

Solo il 30% delle donne sono professori associati, 20% professori ordinari e degli 80 rettori, solo 4 o 5.
Con una bella ed importante eccezione. Il Cern, situato al confine tra Svizzera e Francia, è il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle e, dalla sua fondazione, avvenuta nel 1954, è stato protagonista di importanti scoperte che sono valse il Nobel per la Fisica nel 1984 a Carlo Rubbia e, nel 2013, a Higgs per la scoperta del bosone.
Oggi, il Cern conta 22 stati membri più altri paesi extraeuropei associati e al suo interno lavorano circa 17 mila scienziati di 110 nazionalità. Di questi 2.600, la direttrice da due anni è Fabiola Gianotti, fisica italiana, prima donna a ricoprire questo incarico, molto stimata ed apprezzata nella comunità scientifica internazionale.

Che la sua presenza a capo di un’importante istituzione scientifica nel mondo sia il volano per consentire incremento numerico e di ruolo della presenza femminile, nel mondo delle scienze, fondamento di sviluppo della società e dell’individuo.

Autore

Ilaria Li Vigni

Avvocata penalista, iscritta all’Ordine degli Avvocati di Milano e specializzata in diritto penale dell’economia, reati contro la Pubblica Amministrazione, contro la persona e la famiglia. Consigliere dell’Ordine regionale dei Giornalisti. Consulente legale Consolato USA a Milano. Si occupa di tematiche di genere nell’avvocatura, coordinando corsi di formazione in materia di diritto antidiscriminatorio e pari opportunità e leadership presso le Istituzioni Forensi e le Università. Giornalista pubblicista e autrice di saggi.

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