Genitorialità PMA

Genitorialità tortuose: l’importanza di spazi di dialogo sicuri

Genitorialità tortuose: l’importanza di spazi di dialogo sicuri

In un contesto caratterizzato da un trend di denatalità, il concetto di genitorialità si è ampliato, abbracciando percorsi sempre più diversificati. Negli ultimi anni sono infatti aumentati i casi di adozione, affido e soprattutto Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), dando vita a una pluralità di esperienze, spesso molto diverse tra loro.

Alcuni percorsi sono più complessi e faticosi ma il fine è lo stesso e ad ognuno va riconosciuta la giusta dignità. Nei progetti sulla genitorialità in azienda che realizziamo in Wise Growth, abbiamo riscontrato un interesse crescente anche per questi temi e per le sfide legate al diventare genitori. Dare voce a quella parte di genitorialità in potenza è fondamentale, e per farlo occorre comprendere le dimensioni del fenomeno, sensibilizzare e promuovere contesti organizzativi rispettosi e accoglienti su queste tematiche delicate.

Genitorialità tortuose: l’importanza di spazi di dialogo sicuri

 

L’approccio alla procreazione è profondamente cambiato nel corso del secolo scorso a causa di due eventi: la diffusione della pillola anticoncezionale e la nascita della procreazione assistita (Riccio, 2017).

Questi due fenomeni hanno reso la procreazione controllabile e rimandabile, rendendo le donne più libere e cambiando il modo in cui erano visti il concepimento e la procreazione. A tutto questo si sono aggiunti forti cambiamenti sociali e culturali che hanno portato a far emergere nuovi bisogni come la realizzazione professionale delle donne e la maggiore emancipazione. Si è assistito, inoltre, al passaggio dalla famiglia allargata a quella nucleare, il che ha amplificato il senso di profonda instabilità e insicurezza.

La PMA, evoluzione di un percorso a ostacoli

La Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) è una possibilità che negli ultimi anni ha acquisito un’importanza sempre maggiore. I dati ci mostrano una grandissima crescita nell’utilizzo di tali tecniche, che dal 2012 al 2022 è salito del 73%1. Questo fenomeno è dovuto in primis a un cambiamento socioculturale che ha trasformato le condizioni di vita delle donne e, più in generale, le famiglie. È quindi importante riflettere su quali siano le implicazioni, molto profonde, in chi decide di intraprendere questo percorso complesso. Implicazioni che sono molteplici e impattano sia la sfera personale e psicologica, che quella professionale, soprattutto per le donne.

I fattori alla base della crescente denatalità e i cambiamenti socioculturali

Il calo della natalità in Italia è una tendenza ormai evidente: secondo l’ISTAT, il numero di figlie e figli per donna (cioè il tasso di fecondità) è oggi all’1,20. Un dato in continuo calo (nel 2008 era 1,44 e nel 2022 1,24) e al di sotto della cosiddetta “soglia di sostituzione” del 2,1, cioè il livello che garantisce il mantenimento della popolazione. Sono aumentate inoltre:

  1. l’età media delle madri al primo figlio (31,7 anni nel 2024, 28 anni nel 1995);
  2. la percentuale di nascite fuori dal matrimonio. Nel 2023 sono state il 42,4 %, dal 41,5 dell’anno precedente.

Alla base di questi dati possono esserci diversi fattori:

  • fattori ambientali quali inquinamento, aumento delle sostanze tossiche, cattive abitudini di vita e alti livelli di stress che hanno dimezzato la fertilità maschile e femminile (Fantini, 2011).
  • aumento di malattie sessualmente trasmissibili;
  • forte instabilità economica, lavorativa, familiare, sociale e politica
  • mancanza di politiche di welfare adeguate

I modelli di riferimento della famiglia tradizionale sono cambiati: le donne lavorano quanto se non più degli uomini, possono occupare posizioni di prestigio e hanno potere economico. Tuttavia, questa trasformazione non è adeguatamente supportata da un humus fecondo e creativo che permetta alla coppia di adeguarsi al nuovo equilibrio (Riccio, 2017).

Genitorialità tortuose: l’importanza di spazi di dialogo sicuri Da un punto di vista psicologico, poi, nella nostra società principalmente orientata alla performance, non sembrano esserci lo spazio e il tempo per provare vissuti di fragilità e impotenza. Una vera e propria rimozione collettiva che, in molti casi, ha effetti dannosi anche sul corpo. L’infertilità e la sterilità, infatti, sono ancora oggi condizioni taciute, percorsi dolorosi di cui non si parla se non su canali molto specifici.

PMA e infertilità: ancora un tema tabù?

Ad oggi esistono pochissimi spazi in cui è possibile parlare apertamente di PMA e infertilità, segno che, nonostante il crescente numero di persone che vi fanno ricorso, il tema rimane ancora complesso da affrontare.

La PMA viene spesso accompagnata da silenzi, vergogna, dolore e negazione. Non si dà voce alle persone che la affrontano e che, in modo differente, si misurano con una dimensione di impossibilità.

Frequentemente questi percorsi medicalizzati diventano calvari, disseminati di visite, iniezioni, esami invasivi e fallimenti. Queste sfide, a volte, possono lasciare ferite profonde e difficilmente comunicabili all’esterno. Nel percorso di PMA, spesso, non c’è spazio per la condivisione di emozioni e significati: la coppia che affronta questa sfida viene messa a dura prova e le donne, in particolare, sono chiamate a investimenti fisici ed emotivi enormi.

Verso il superamento del binomio donna-madre

Per secoli il “diventare madre” è stato considerato il fine ultimo del femminile. La maternità a qualunque costo, infatti, è una condizione storicamente idealizzata all’interno del modello patriarcale, con ripercussioni evidenti ancora oggi. Occorre superare questa visione retrograda e dannosa, permettendo alle donne di coltivare, in maniera libera e non stereotipata, i propri bisogni, desideri e motivazioni.

La maternità, infatti, può (e non deve) essere una delle tante dimensioni della vita delle persone, da far convivere con la sfera emotiva, sociale, professionale ecc. Percorsi come la PMA coincidono spesso con un periodo di vita in cui le donne sono alle prese con avanzamenti di carriera e, in generale, con momenti importanti di cambiamento dal punto di vista personale, professionale ed evolutivo. Coniugare le varie dimensioni risulta molto difficile, spesso anche a causa del mancato riconoscimento dall’esterno delle fatiche insite nella genitorialità.

Diventare genitori è un percorso a volte complesso e pieno di sfide. È un tema di cui negli ultimi anni si parla sempre più frequentemente anche in alcune aziende che offrono momenti di dialogo, condivisione e formazione alle proprie persone che diventano genitori.

Le aziende come possibili spazi di sensibilizzazione e confronto

Spesso la persona o la coppia che intraprende un percorso di PMA, ma anche di adozione o di affido, deve gestire un cammino lungo, complesso e difficile da conciliare con la propria routine lavorativa. Non è raro che questi percorsi vengano portati avanti per mesi, se non addirittura anni, senza che altre persone ne siano a conoscenza e il più delle volte in mancanza di supporti. Come un fiore, che prima di sbocciare, compie un percorso sottoterra.

Genitorialità tortuose: l’importanza di spazi di dialogo sicuri

Le aziende possono essere degli spazi preziosi per sensibilizzare su questi temi delicati e per offrire alle persone utili occasioni di confronto di confronto che, allo stesso tempo, tengano anche conto del legittimo desiderio di riservatezza di ogni persona su questi argomenti. Promuovere contesti lavorativi rispettosi e psychologically safe è fondamentale, perché costituiscono un presupposto per costruire opportunità di ascolto e di dialogo.

Come Wise Growth lavoriamo da anni a fianco delle organizzazioni per sviluppare progetti sui temi della genitorialità. Oggi, considerando i tempi e le nuove esigenze, ci sembra importante ampliare lo sguardo attraverso iniziative dedicate anche alle genitorialità tortuose e alla salute riproduttiva. Perché tutti i differenti percorsi per diventare genitori vengano compresi, accolti, e supportati.

L’obiettivo di questo articolo non è risultare esaustivo su un argomento tanto vasto e complesso. Ma piuttosto di dare luce a un tema che richiede voce e visibilità nelle organizzazioni e, più in generale, nell’intera società.

1(https://demografica.adnkronos.com/fertilita/fecondazione-assistita-impennata-negli-ultimi-10-anni-73/)

Bibliografia

  • Donati P. (1999), “Biotica e morfogenesi della famiglia” in Scabini E., Rossi G., a cura di, Famiglia generativa o famiglia riproduttiva? Vita e Pensiero, Milano
  • Fantini M. (2011), Voglio un figlio ma …ipotesi e interventi sulla sterilità psico gena, Ananke Eds., Torino
  • Riccio M. (2007), “la Cicogna distratta. Il paradigma sistemico- relazionale nella clinica della sterilità e dell’infertilità di coppia.”, Franco Angeli, Milano

Autore

Francesca Pontoglio e Stefania Bauce

Francesca Pontoglio è laureata in Psicologia presso l’Università Cattolica di Milano e psicoterapeuta, segue l’approccio centrato sulla persona di Carl Rogers. Svolge l’attività clinica come psicoterapeuta per adulti e gruppi. Docente presso l’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona ( IACP) di Milano per i corsi di specializzazione in psicoterapia e formatrice Gor­don Trai­ning In­ter­na­tio­nal. Attualmente affianca all’attività clinica quella di consultant, con specificità sui temi legati al benessere individuale, promozione della salute psicologica, Diversity & Inclusion, genitorialità e work-life balance. Socia e membro dell’Associazione Alchemilla di Bergamo che si occupa di promuovere attività rivolte alla salute femminile, prevenzione e promozione di eventi culturali e di formazione.

Stefania Baucè: Laurea in Economia e commercio conseguita presso l’Università Cattolica di Milano e Master in Marketing Management in Istud. Ha lavorato in ambito retail GDO dal 2000 al 2010 nel ruolo di senior buyer. Executive coach ICF ACC, diploma conseguito nel 2014 presso EEC Scuola Europea Coaching. Nel 2017 e 2018 ha frequentato a Barcellona alcuni corsi sul somatic coaching, organizzati da Strozzi Institute.

Coordina l’area genitorialità e work-life integration occupandosi della progettazione e della docenza di percorsi formativi su questi temi. I suoi principali ambiti di interesse riguardano le tematiche di genere, la gestione del rientro dalla maternità in azienda e gli strumenti che possono agevolare una migliore conciliazione tra vita privata e lavorativa. Coautrice di “Maternità, lavoro, vita” in Girelli L., Mapelli A. (a cura di), “Genitori al lavoro. L’arte di integrare, figli, lavoro, vita” GueriniNext 2016. Contributor in “La Cultura del Rispetto. Oltre l’inclusione” di Bombelli M.C., Serrelli E., GueriniNext 2021.

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