Oggi esistono diverse sfide per le organizzazioni che vogliono continuare a generare valore (Profit). C’è quella, non più rimandabile, della sostenibilità ambientale (Planet) e ve n’è un’altra, fondamentale, che coinvolge direttamente tutte le persone che l’organizzazione la fanno e la abitano ogni giorno: il benessere delle persone (People). Le “tre P” vengono indicate dall’Onu come i pilastri della sostenibilità e delineano una strategia chiara e necessaria per le aziende. La salute mentale e il benessere psicologico sono solo alcuni degli aspetti che compongono la più ampia area della sostenibilità umana. Eppure, i dati ci dicono chiaramente che questi elementi non possono più venire trascurati. I numeri sono allarmanti, ma non devono sorprendere: tre persone su quattro dichiarano di sperimentare abitualmente ansia e stress nell’ambiente di lavoro, solo una persona su tre si dichiara soddisfatta dell’equilibrio tra vita e lavoro, e sempre una su tre ha lasciato il proprio lavoro a causa del malessere emotivo legato all’ambiente professionale.1
Le cause sociali del malessere psicologico
Questi dati sono solo la punta dell’iceberg di una problematica diffusa in maniera capillare, trasversale ai generi e alle generazioni. Si tratta di una vera e propria crisi del sistema che avrà conseguenze importanti nell’organizzazione del lavoro in futuro. La pandemia e la lunga fase di incertezza che ne è seguita probabilmente hanno solo accelerato un processo che era già in atto da tempo. Tra i vari fattori vi sono l’aggravamento delle condizioni di lavoro – in termini di carico e ritmi richiesti – l’iper-connessione e il depauperamento delle relazioni a cui si sono sommate le ansie e le incertezze nella vita delle persone che si sono trovate a fronteggiare crisi epocali e planetarie. La richiesta di servizi di salute mentale è esplosa, in tutte le fasce di età, ma con un incremento soprattutto nella popolazione giovanile. La stessa che si affaccia oggi al mondo del lavoro.
Il mito della performance
Il malessere nelle organizzazioni si può manifestare a tutti i livelli della compagine aziendale. Può riguardare il leadership team, il people management, diffondersi al clima dei team di lavoro e generare una progressiva perdita di produttività, innovazione e commitment. A questi fattori possono sommarsi ulteriori fenomeni, noti a qualsiasi dipartimento HR, quali assenteismo, ricorso alla malattia ed elevato turn over, con conseguente aumento dei costi di gestione. Ma cosa si intende per malessere psicologico? E perché solo una minoranza delle persone sente di poterne parlare sul luogo di lavoro?
Innanzitutto, la cultura psicologica nel nostro Paese è diffusa in modo disomogeneo. Inoltre, è ancora viva presso una larga maggioranza della popolazione l’idea semplicistica e stereotipica per cui ogni persona che, ad esempio, manifesti una qualche forma di fatica psicologica o abbia necessità di ricorrere ad una figura specialistica, sia “matta”, “fuori di testa” o quantomeno una persona debole. Sia dal punto di vista esplicito che implicito, sembra che la società ci richieda una cosa sola: essere persone “performanti”, persone che “funzionano” sempre, indirizzate dal pensiero positivo e spinte dalla magica convinzione che “se vuoi, puoi”. Quindi, se non puoi (non riesci, ti senti in difficoltà, sei in ansia, soffri di attacchi di panico, di insonnia, ti senti senza motivazione, fragile etc.) è solo perché non vuoi.
Niente di più sbagliato. Le fatiche che chiunque fra noi ha vissuto durante la pandemia, e che per buona parte rimangono anche nell’attuale periodo di incertezza, hanno dimostrato che, nell’arco della propria esistenza, è del tutto normale conoscere periodi di malessere psicologico. Le ragioni e le forme attraverso cui si può manifestare sono molteplici: può trattarsi di una fase di crisi collettiva, ma al tempo stesso può rappresentare un momento di crescita e di transizione esistenziale.
Verso la sicurezza psicologica in azienda
Attraversare tali periodi e sperimentarne i sintomi non fa di noi persone “malate”, bensì persone vive e, in quanto tali, umane e vulnerabili. Il malessere psicologico è una condizione che, prima o poi e in misura variabile, riguarda ogni persona. Ne consegue, per le organizzazioni che vogliono continuare a generare valore, la necessità di integrare nella propria cultura manageriale le competenze che servono a tutelare un clima di sicurezza psicologica e in cui tutte le risorse possano prosperare e dare il proprio contributo.
La buona notizia è che gli strumenti di consulenza e formazione per agire in questa direzione sono ormai molteplici, altamente specializzati ed efficaci. Come Wise Growth abbiamo sviluppato diversi progetti in quest’ambito, tutti “tailor made” e avvalendoci di psicoterapeute e psicoterapeuti con un’expertise sia dal punto di vista clinico che organizzativo. Alcuni esempi sono la formazione dedicata al team HR e al management, i gruppi di ascolto tematici per la popolazione aziendale, eventi di sensibilizzazione per promuovere la salute mentale, laboratori esperienziali dedicati al benessere psicologico e alla sua tutela.
Così come in molti altri ambiti della vita, non è necessario far fronte ad ogni aspetto. L’importante, piuttosto, è muovere il primo passo verso una cultura più consapevole della salute psicologica e della salute organizzativa.
1Fonte DOXA 2021