Accessibilità Formazione inclusiva

I colori dell’inclusione

I colori dell’inclusione. L’importanza di creare materiali accessibili per tutte le persone

Stessa foto, quattro colorazioni diverse.

Sapete perché?

Questo è ciò che vede chi soffre di Tritanomia anomala o di Tritanopia e chi ha una vista monocromatica. Tre tipologie di daltonismo, una sola foto coincide con i colori della realtà.

È sempre importante sapere come le altre persone vedono, di quali sfumature e colorazioni appare ciò che c’è di fronte. Così facendo possiamo cercare di colorare il nostro mondo con i colori dell’inclusione.

Come vedo io, come vedi tu

I colori dell'inclusioneQuesta è la foto “originale”, che ho scattato nella “mia” terra d’origine, la Liguria. I colori sono accesi e in generale l’immagine presenta tinte fredde, tendenti all’azzurro. Le restanti tre, invece, sono le colorazioni con cui viene vista la stessa foto da chi soffre di daltonismo, secondo le diverse patologie.

Da dove è nata l’esigenza di dedicare un articolo alle diverse modalità con cui le persone percepiscono gli stessi colori? È importante conoscere le diverse forme di daltonismo per prevenire varie forme di esclusione che possono verificarsi tanto nella sfera lavorativa quanto nella vita privata.

Nel primo caso, ad esempio, può capitare di realizzare delle presentazioni – talvolta contenenti dei grafici colorati – destinate a una platea variegata e ampia che però, il più delle volte, non si conosce in anticipo. È importante tenere in considerazione la possibilità che fra il nostro pubblico ci sia chi ha difficoltà a riconoscere alcuni colori.

Perciò, prima di tutto è utile sapere che le persone sono in grado di vedere grazie ad alcuni fotorecettori presenti nell’occhio e che possono essere sensibili a tre tipi di luce: rossa, verde e blu. Di conseguenza, quando uno o più coni sono difettosi, la percezione della luce viene alterata, con diversi livelli di gravità. Essere consapevoli delle diverse forme di daltonismo (che vedremo a breve), è un primo e utile punto di partenza per la realizzazione di presentazioni e, in generale, materiali utilizzabili in ambito lavorativo che siano davvero inclusivi.

Come includere le diverse forme di daltonismo

Prima di tutto, è interessante conoscere come vengono distorti i colori nelle varie forme di daltonismo:

  • Acromatopsia: porta a percepire tutto sulle tonalità di grigi;
  • Protanopia: coincide con l’insensibilità al rosso;
  • Deuteranopia: è la più diffusa fra tutte e consiste nella difficoltà a percepire il verde;
  • Tritanopia: coincide con la cecità dei colori blu e giallo.

Ad oggi non esiste una cura per il daltonismo. Per questo è ancora più importante permettere alle persone daltoniche di sentirsi incluse, soprattutto all’interno del mondo lavorativo. Alcuni strumenti tecnologici si rivelano particolarmente utili in tal senso. Esistono infatti dei siti che possono aiutare a capire come vedono le persone daltoniche e, sulla base di tale consapevolezza, fornirci utili indicazioni per creare presentazioni, materiali e contenuti accessibili per chiunque.

I colori dell'inclusioneUno di questi è Colbindor e consente di simulare diverse forme di daltonismo. Nel mio caso, ho potuto caricare la mia foto e selezionare le diverse caratteristiche che mi interessava “includere” il sistema ha poi restituito la stessa foto, ma con il “filtro colorato” che ricrea il modo in cui vedono le persone che presentano forme di acromatopsia, protanopia, deuteranopia e tritanopia. Un sito che si è rivelato molto utile permettendo di indossare lenti diverse, capire modi diversi con cui le persone vedono il mondo e avere la possibilità di “mettersi nei panni” di chi percepisce le immagini del reale con sfumature differenti.

Hard skills al servizio dell’inclusione

Esistono poi dei siti che permettono di vedere come si presenta il proprio lavoro agli occhi delle personedaltoniche. Uno di questi simulatori è Vischeck e lo hanno realizzato due docenti: il Professor Bob Dougherty, della Stanford University e il Professor Alex Wade. Come Colbindor, anche Vischeck è un sito che consente di caricare delle immagini e di convertirle selezionando il tipo di visione daltonica.

Si tratta di due esempi che mostrano come le hard skills digitali consentano alle persone di ridurre molteplici gap, di includere e di assumere prospettive differenti dalle proprie. Avere un certo tipo di mindset si rivela sicuramente utile in tal senso, tuttavia, come dimostrano i casi sopracitati, occorre allenarsi all’inclusione e avere una costante predisposizione all’apprendimento.

Il daltonismo: limite o risorsa?

Nonostante le persone daltoniche percepiscano i colori in maniera diversa rispetto alle altre persone, sarebbe scorretto considerare le forme di daltonismo come una limitazione di per sé.  Alcuni esempi virtuosi ci arrivano dall’arte e, in particolare, da alcuni pittori daltonici quali Degas, Munch o Monet. Si tratta di artisti che facevano del colore lavoro e che non si sono fatti ostacolare dalle difficoltà percettive emerse nel corso delle loro carriere.

I colori dell'inclusioneMonet, ad esempio, continuò a dipingere il piccolo ponte in stile giapponese nel suo giardino di casa con la tradizionale tecnica impressionista, replicando lo stesso scenario più e più volte, con colorazioni e sfumature via via differenti. È possibile notare la differente visione dello stesso scenario tra il primo dipinto, “Le bassin aux nymphéas”, realizzato nel 1899, e quello successivo del 1922, “Le pont japonais”, dove è presente la forte componente cromatica gialla. Il pittore francese, nello specifico, soffriva della “cataratta nucleare” che lo portava ad avere una scorretta percezione del verde, del viola e del blu. Un esempio lampante di come il suo personale filtro sulla realtà abbia permesso al mondo di vedere come mai avrebbe potuto.

Monet non solo lavorava con il colore, ma ci viveva immerso e, come lui, molte altre persone, artiste e artisti.  Se una diversa percezione del colore non ha rappresentato un limite per lui e per loro, sicuramente non lo sarà per noi.

Mille anni di storia al centro dell’Europa

Il comune di Borgo Castello ha realizzato un progetto chiamatoMille anni di storia al centro dell’Europa”. Si tratta di un’iniziativa che ha l’obiettivo di promuovere la ricchezza artistica e culturale del territorio. A supporto del progetto, è stata rilasciata un’app che si chiama “Volaa30metri” e che consente a turiste, turisti e alla gente del luogo di poter girare il borgo in maniera multimediale. Ma la vera peculiarità di questa app è di essere stata realizzata in modo da essere fruibile anche da parte di persone ipovedenti, cieche e daltoniche.

Un progetto molto interessante da cui trarre ispirazione per realizzare di contenuti che rendano tutte le persone, senza esclusione, attive e coinvolte. Rimanendo nella metafora, lo potremmo definire un “dipinto geografico”, con i colori dell’inclusione.

Autore

Alessia Rustichelli

Classe 1997, laurea in Media Education presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, media educator, consulente pedagogica 2.0 e Instructional Designer presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Professionista esperta nei processi e nei linguaggi di apprendimento, nell’ambito comunicativo (ICT e Web 2.0) e formativo, in relazione a diverse strategie da impiegare con differenti target di riferimento.
A inizio carriera, ha già svolto diverse esperienze professionali: ha supportato la redazione di Rai Ragazzi di Torino come tirocinante, ha svolto la figura di formatrice digitale presso il Comune di Milano come stagista; è stata docente della scuola primaria di primo grado e tutor di supporto a livello didattico per adolescenti presso un istituto privato.
Appassionata di tematiche come le parità di genere, l’inclusività e il benessere della persona; ma anche di sport (corsa e calcio), arte (in particolare l’Impressionismo), cucina e della Walt Disney (area su cui ha realizzato entrambe le sue tesi). Fa parte dell’associazione di volontariato dei Leo Club come semplice socia, svolgendo services di supporto al territorio.
Infine, sognatrice ad occhi aperti, punta a unire le sue passioni alla propria professione. La sua mission? Diffondere la Media Education in Italia.

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