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Intelligenza artificiale e inclusione: quali sfide e opportunità?   

Intelligenza artificiale e inclusione: quali sfide e opportunità?

Giovedì 23 novembre si è svolto il secondo e ultimo incontro del 2023 di The Wise Place, il network di Wise Growth nato nel 2013 in cui le aziende possono confrontarsi e condividere best practices sulle tematiche DEI (Diversity, Equity & Inclusion). Titolo del webinar: Intelligenza artificiale e inclusione: quali sfide e opportunità?

Tema dell’evento è stato l’Intelligenza Artificiale (AI) e i suoi impatti sull’inclusione e sui processi HR. Argomenti complessi e decisamente attuali che rappresentano spunti di riflessione molto interessanti. L’’incontro ha coinvolto come speaker Giorgio Ferrandino, General Manager Sew Eurodrive, Alessandra Lazazzara, Professoressa Associata Organizzazione Aziendale e HRM presso l’Università degli Studi di Milano e Scientific Advisor Wise Growth e Marco Guadagno, Digital HR & Analytics Lead Deloitte.

AI e inclusione: quali ricadute?

Punto di partenza della discussione è stato il cambiamento epocale rappresentato dall’intelligenza artificiale. Uno strumento dalle potenzialità sconfinate, di cui sappiamo ancora relativamente poco, e che potrebbe avere notevoli impatti, positivi e negativi, sull’inclusione delle persone nei contesti di lavoro. Per ‘inclusione’, intendiamo la capacità, da parte delle aziende, di accogliere, rispettare e valorizzare al proprio interno le persone in tutte le loro caratteristiche e dimensioni (come ad esempio il genere, l’etnia, l’età, l’eventuale presenza di una disabilità).

Intelligenza artificiale e inclusione: quali sfide e opportunità?In quest’ottica, secondo Stefania Baucè, Partner Wise Growth, occorre considerare che anche l’ambito delle risorse umane verrà toccato da questo cambiamento. Basti pensare che già adesso alcuni colloqui di lavoro vengono condotti da bot o agenti virtuali al fine di ridurre i bias dei selezionatori che, in maniera implicita, possono agire sui processi di selezione e sulle fasi successive. L’AI in questi casi potrebbe rivelarsi utile per  appianare delle iniquità oggi esistesti e democratizzare alcuni processi. D’altra parte, però questi bias potrebbero anche intervenire in fase di programmazione dei sistemi di AI, corroborando l’impatto potenzialmente negativo dell’AI.

Il futuro dell’AI: tra rischi e opportunità

Guardando alla storia delle grandi scoperte tecnologiche, è lecito approcciarsi all’intelligenza artificiale tenendone presente sia la portata innovativa che i rischi. In Italia, afferma Alessandra Lazazzara, l’utilizzo dell’AI è ancora in fase embrionale, ma è indubbio che questa apra una finestra fondamentale sul futuro del Paese.

Una domanda emersa in modo chiaro nel corso dell’evento è stata: le organizzazioni sono pronte per abbracciare l’iAI e integrarla nei propri processi? Alessandra Lazazzara, entrando nel merito delle ricadute concrete nei contesti organizzativi, sottolinea tre effetti principali dell’AI, ovvero quelli legati ad assistere la persona coinvolta nel processo decisionale, aumentare le informazioni e la capacità cognitiva della persona coinvolta nel processo decisionale e, infine, automatizzare il processo decisionale stesso senza alcun coinvolgimento umano.  Più nel dettaglio, fra le opportunità fornite dallo strumento vi sono:

  • Assumere una forza lavoro diversificata e costruire team plurali
  • Favorire un ambiente di lavoro inclusivo
  • Fare leva su “dati nascosti” per promuovere cambiamento e innovazione
  • Promuovere l’inclusione di target svantaggiati (ad esempio persone con disabilità o lavoratrici e lavoratori poco qualificate)

Intelligenza artificiale e inclusione: quali sfide e opportunità?

In ambito risorse umane, Lazazzara fornisce un quadro esaustivo di quelle che sono già oggi delle implicazioni efficaci dell’intelligenza artificiale, in maniera trasversale a diverse fasi. Come già accennato, in fase di assunzione (Hiring), esistono strumenti come bot, algoritmi di riconoscimento di bias presenti nelle job description che effettuano una revisione del testo rendendolo unbiased e sistemi AI che riconoscono le emozioni o i tratti di personalità analizzando le video interviste dei candidati. Strumenti come chatbot, in grado di fornire feedback, possono inoltre rivelarsi utili in fase di Onboard; altri, invece, possono instaturare processi di valutazione e ricompensa più equi (Reward).

In termini di inclusione, se correttamente utilizzata, l’AI potrebbe rendere i processi decisionali più equi, facilitando l’ingresso nel mondo del lavoro per le persone o le categorie maggiormente svantaggiate. Tuttavia, Lazazzara avvisa anche su alcuni potenziali rischi: l’intelligenza artificiale potrebbe, infatti, amplificare i pregiudizi esistenti, qualora basata su dati iniziali distorti. La sfida che si pone alle organizzazioni e alle persone che le abitano starà nel bilanciare l’innovazione con la responsabilità, così da garantire che tale strumento sia un motore di inclusione, non di esclusione.

L’importanza di preparare le organizzazioni all’utilizzo dell’intelligenza artificiale

Riflettendo sul rapporto tra innovazione e inclusione, Giorgio Ferrandino mette in guardia dal sopravvalutare a prescindere la tecnologia, sottovalutando al tempo stesso il contesto organizzativo. Dal suo punto di vista, è anzi fondamentale chiedersi se le organizzazioni sono pronte a recepire e massimizzare il potenziale dell’IA. Ferrandino sottolinea che la potenzialità della tecnologia supera la nostra capacità di comprenderla appieno.

Il suo è dunque un invito a preparare l’organizzazione dal punto di vista culturale e gestionale.  In questo senso, ciò che serve ad aziende e organizzazioni è una leadership adeguatamente formata e in grado di raccogliere le sfide e le opportunità offerte da tali strumenti. Occorre perciò integrare, se possibile, modelli di leadership innovativi e al passo con i mutamenti tecnologici e sociali.

Intelligenza artificiale e inclusione: quali sfide e opportunità?Marco Guadagno sottolinea inoltre il ruolo di alleata che l’intelligenza artificiale può avere in aziende e sul valore aggiunto che essa può apportare. L’AI è paragonabile a una terza mano che lavora con noi, un elemento abilitante che porta maggiore consapevolezza facilitando così alcuni processi.
Di fonte a un mondo che sta cambiando rapidamente, occorre educare le persone affinché considerino tale innovazione come un’alleata che può migliorare le competenze e monitorare il progresso dei processi.

The Wise Place: diffondere una cultura del rispetto e dell’inclusione

Nel corso dell’ultimo appuntamento di The Wise Place dell’anno, si è voluto gettare luce sulle sfide e le opportunità rappresentate dall’intelligenza artificiale e sulle sue ricadute sull’inclusione. Dall’interessante confronto, impreziosito da alcune testimonianze aziendali, è emerso come le organizzazioni non possano prescindere, anche quando si relazionano con profonde innovazioni, dal porre le persone al centro della propria riflessione e della propria strategia. Questo è il punto di partenza del network creato da Wise Growth. Un obiettivo che verrà perseguito anche in futuro, continuando a diffondere una cultura del rispetto e dell’inclusione attraverso la condivisione di spunti innovativi e best practices.

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Autore

Redazione Diversity-Management.it

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