È indubbio che, nell’arco di alcuni decenni, l’esperienza della genitorialità sia profondamente mutata. I numerosi cambiamenti sociali, economici e culturali impattano sulla nostra vita modificandone tutti gli ambiti, genitorialità compresa. Dunque, non sorprende constatare come, nel nostro Paese, il tasso di denatalità sia in crescita, che la prima figlia o il primo figlio nascano quando madri e padri sono in età sempre più avanzata o che le nuove generazioni siano molto meno propense delle precedenti a diventare genitori. Dati recenti, infatti, prevedono che nel 2040 solo una coppia su quattro avrà figli (Censis, 2023).
È bene ricordare inoltre che la genitorialità è una dimensione che, forse più oggi che in passato, – definisce e coinvolge fortemente la persona, intrecciandosi inevitabilmente con altri ambiti. Se, all’interno di una visione patriarcale, per decenni predominante, era la madre a occuparsi esclusivamente dell’educazione e della cura dei figli, oggi, fortunatamente, non è più così.
Abbandonare la rigidità dei ruoli genitoriali per integrare nuove funzioni
Certo, diversi dati segnalano che la strada da fare per raggiungere una reale parità di genere, anche in questo caso, sia ancora lunga; tuttavia, è indubbio come i ruoli paterni e materni, un tempo così cristallizzati, siano oggi molto meno rigidi. La direzione, già tracciata e da perseguire ulteriormente, è anzi quella di abbandonare una visione antiquata di famiglia e continuare a integrare nuove possibilità di essere genitori, senza pregiudizi e limitazioni.
A fornirci una preziosa testimonianza è Alberto Balestreri, che ha contribuito ad arricchire questa riflessione sulla genitorialità portando la propria esperienza personale di padre, di marito divorziato, di figlio e nipote di genitori a loro volta separati. Un punto di vista sulla paternità diverso da quello tradizionale, attento e capace di descrivere l’’epoca che stiamo vivendo, con i suoi mutamenti, le sue necessità e innovazioni.
Il suo prezioso contributo ci permette inoltre di sottolineare come la genitorialità di oggi abbia delle caratteristiche e dei connotati profondamente diversi da quelli vigenti fino a solo qualche decennio fa. A fianco – o meglio al posto – della cosiddetta “famiglia Mulino Bianco”, si sta ampliando e di molto il panorama odierno legato alla genitorialità. Tanto che non esiste un modo univoco di essere genitori nè un solo percorso per diventarlo. Basti pensare che in Italia sono in netto aumento, ad esempio, le coppie monogenitoriali: ad oggi più dell’’11% del totale (Istat, 2023).
Maggiori possibilità si traducono in nuove responsabilità per i genitori
Balestreri parte dal presupposto che l’epoca in cui viviamo implica una rivalutazione della figura del padre e della funzione paterna, la quale, afferma “è molto più fluida e continua nel tempo rispetto al passato.” Ciò che fino a qualche anno fa sarebbe stato impossibile, è oggi reso possibile, ad esempio, dalle innovazioni tecnologiche. Ecco che, prosegue: “possiamo interagire molto di più con i nostri figli, stimolarli e supportarli in svariati modi”. Se, da un lato, l’epoca in cui viviamo amplifica la sfera delle possibilità essa, d’altro canto, chiama in causa anche una maggiore responsabilità educativa da parte dei nuovi padri.
“La funzione paterna – infatti – implica sì presenza e contatto fisico, ma anche che ai figli venga dedicato del tempo di qualità”. Su questo aspetto entra in gioco un’utile distinzione fra ruolo e figura paterni. “Svolgere la funzione di padre – sottolinea Balestreri – è cosa ben più ampia e diversa rispetto allo svolgere il ruolo di padre. La funzione non ha confini ed è dinamica, adattativa, evolutiva tanto per il padre quanto per il figlio. Il ruolo è invece delimitato e comprimibile a piacere, da chiunque.”
L’importanza di cogliere le nuove opportunità offerte in ambito lavorativo per una paternità piena
Se, come detto, ancora oggi sono le madri a subire gli svantaggi di una cultura tradizionalmente sbilanciata a favore degli uomini, i nuovi padri vivono a loro volta una condizione di scarsa chiarezza rispetto a una rinnovata funzione paterna. Alcuni percorsi che Wise Growth ha pensato in modo specifico per i padri in azienda hanno evidenziato come, soprattutto in alcuni contesti lavorativi a maggioranza maschile, la paternità non sia vista come un argomento di cui parlare liberamente. Non è un tema trendy. Laddove al lavoro ci sia anche la presenza di mamme, invece, la paternità viene espressa con maggiore libertà, diventando un elemento a supporto della convivenza aziendale.
Essere padri, oggi, chiama in causa anche il ripensare ad alcuni confini del proprio ruolo, sapendosi adeguare ad un contesto profondamente rinnovato e cogliendo, laddove possibile, nuove opportunità. Secondo Balestreri, occorre “ripensare anche il proprio approccio al lavoro, ottimizzando le risorse a disposizione, magari attraverso un più ampio ricorso allo smartworking”. La flessibilità lavorativa è infatti un importante driver di cambiamento da parte delle aziende che, se adeguatamente utilizzata, può portare grandi benefici alle persone in termini di sostenibilità umana e quindi anche di parità di genere.
Un ulteriore aspetto, non meno importante dei precedenti, riguarda il rinnovato desiderio da parte dei padri di ri-appropriarsi della dimensione educativa dei figli, affiancandola al ruolo esclusivamente normativo. I nuovi papà si assumono quindi la piena responsabilità della gestione dei figli. Una responsabilità basata sull’affetto che diventa così una componente fondamentale dell’identità dei padri. Questi cambiamenti, finalmente, ci portano nella direzione di una genitorialità più condivisa, più bilanciata e quindi più consapevole, con impatti notevoli sul benessere delle persone.