“È letteralmente impossibile essere una donna!”
Con queste parole si apre il monologo di America Ferrera nel film Barbie, uscito nelle sale la scorsa estate e diventato, nel giro di poche settimane, campione d’incassi. Rivolgendosi a una disperata Margot Robbie nei panni della celebre bambola – appena diventata cosciente di non rappresentare più lo stereotipo di Barbie – il personaggio di Gloria si lancia in un’accorata (e accurata) disamina delle difficoltà insite nell’essere donna.
Che sia dentro o fuori casa, sul posto di lavoro, in famiglia o in qualunque altra situazione, alle donne è continuamente richiesto di essere “straordinarie”. Tuttavia, anche quando riescono a trovare un funambolico equilibrio fra le diverse richieste e aspettative della società, le donne “sbagliano sempre qualcosa”.
Al di là delle evidenti semplificazioni imposte dallo strumento cinematografico, uno dei grandi meriti del film Barbie è quello di fare luce, in maniera schietta e lampante, sulla diversità di aspettative e condizioni in cui vivono donne e uomini all’interno della nostra società. La frase sopracitata, seppur tranchant, pone l’accento su quello che sembra essere il vero e proprio svantaggio delle donne: dover ottenere uno spazio nel mondo in quanto tali.
Colmare il gap attraverso azioni collettive
E infatti, abbandonando gli scenari immaginari del film e approdando nella realtà, è facile rendersi conto di come “essere donne” sia, se non impossibile, quantomeno più complicato che essere uomini. È bene ricordare, inoltre, che ambiti di vita tra loro apparentemente distinti come il lavoro, la famiglia, le relazioni sociali sono, in realtà, dimensioni interconnesse fra loro. Questo fa sì che spesso le situazioni di svantaggio si accumulino, creando un vero e proprio loop che mina alle fondamenta il raggiungimento di una parità di genere.
Dati recenti fotografano una situazione allarmante per le donne al lavoro: l’Italia si colloca infatti nell’ultima posizione fra i Paesi dell’Unione Europea rispetto alla parità di genere sul luogo di lavoro (Gender Equality Index 2023). Un ambito che rimane critico, pur con situazioni diverse, anche nel resto d’Europa. Anche qui, in generale, le donne continuano a essere occupate in lavori meno retribuiti e con minori prospettive di carriera. Inoltre, secondo l’Osservatorio dell’INPS, le lavoratrici con un contratto part-time sono più del doppio rispetto agli uomini (21% uomini VS 49% donne). Questo dato si spiega considerando che le donne svolgono anche la maggior parte del lavoro di cura.
Nonostante la presenza delle donne nei ruoli apicali sia aumentano negli ultimi anni, restano dei gap importanti su cui è ancora necessario intervenire promuovendo una maggiore equità. Si tratta di un impegno che deve coinvolgere tutte le persone: tanto le donne quanto gli uomini, specialmente quelli più giovani, i quali faticano a confrontarsi ed integrarsi con un modello tipico delle generazioni precedenti. In poche parole, i tempi sono maturi perché un cambiamento radicale avvenga non solo nelle aziende, ma anche nella società e nei singoli individui.
La flessibilità lavorativa come motore della parità di genere
Da anni come Wise Growth ci prefiggiamo di generare un cambiamento concreto nelle organizzazioni. Per raggiungere questo scopo è necessario sviluppare progetti e iniziative che affrontino il tema dell’inclusione femminile coinvolgendo, come accennato in precedenza, anche gli uomini. Una delle maggiori eredità della pandemia, in termini di risorse e opportunità, sono le modalità di lavoro ibride. Contrariamente a quanto si possa credere, le donne stanno diventando sempre più ambiziose e la flessibilità lavorativa è un motore importante di tale ambizione (McKinsey 2023).
Tuttavia, non sono solo le donne a ricercare questa opportunità, ma anche gli uomini, in particolare i più giovani. Svolgere, ad esempio, un’occupazione part-time permette un miglior equilibrio fra lavoro e vita privata e, non meno importante, di abbandonare la concezione stereotipata e patriarcale dell’uomo bread winner. Proporre progetti sia in presenza che online intercetta così una direzione virtuosa presa da alcune organizzazioni. Sottolineare l’importanza di perseguire modalità di lavoro ibride e flessibili rappresenta un primo passo, da un lato, verso l’inclusione e l’empowerment delle donne con l’obiettivo di ridurre l’impatto negativo sulle loro carriere, dall’altro, verso una rinnovata visione del maschile.
Il confronto apre a nuove opportunità di inclusione
Un ulteriore valore aggiunto dei progetti sviluppati da Wise Growth nelle organizzazioni riguarda la targettizzazione delle persone a cui i percorsi si rivolgono. Tale prassi, che può sembrare apparentemente controintuitiva in un’ottica di inclusione, si rivela in realtà efficace tanto in riferimento alle generazioni quanto al genere. I rapidi cambiamenti sociali che stiamo vivendo si riversano infatti anche all’interno dei contesti organizzativi, i quali richiedono paradigmi aggiornati e al passo con i tempi, tenendo conto delle specificità individuali.
Ecco allora che i nostri programmi adottano metodologie e trattano argomenti differenti a seconda delle esigenze del target. Ad esempio, un percorso sulla leadership al femminile in azienda avrà dei contenuti diversi qualora la platea sia composta in maggioranza da persone della generazione Z, da millenials o da baby boomers. Questo poiché le loro aspettative ed esperienze personali e professionali non sono le stesse. Dopo un primo momento “dedicato” a volte occorre promuovere, successivamente, anche degli spazi di confronto che favoriscano lo scambio tra questi target.
I benefici della parità di genere sono per tutte le persone
Realizziamo inoltre corsi e workshop dedicati unicamente agli uomini. Favorire, ad esempio, l’emergere di vissuti personali legati alla paternità all’interno di un gruppo composto esclusivamente da uomini (in presenza di un formatore a sua volta uomo) si rivela più efficace che in un gruppo eterogeneo. Ugualmente accade per i temi di maternità.
Creare spazi di confronto al maschile consente inoltre l’accesso a importanti aspetti identitari che in passato sono stati poco considerati. Questo permette, in seconda istanza, un dialogo più proficuo e costruttivo anche “tra” i generi in azienda, con la consapevolezza che promuovere la parità ha benefici per tutte le persone, sia donne che uomini.
Infatti, c’è sempre maggiore evidenza del fatto che nei contesti (sociali e organizzativi) dove la gender equity è maggiore, gli uomini sono meno soggetti a stress, sono generalmente più in salute, hanno relazioni migliori e possono essere più sereni per la sicurezza fisica ed economica delle donne importanti della loro vita.
Dalla teoria alla pratica
Nei nostri percorsi e progetti, grande importanza è data inoltre alla componente pratica ed esperienziale. Di fianco alla parte teorica, senz’altro utile a migliorare la consapevolezza dell’entità del fenomeno trattato, le persone vengono spesso coinvolte in laboratori, esercitazioni sulle visualizzazioni e case studies. In aggiunta, sono previste in molti programmi alcune sessioni di group coaching che hanno non solo l’obiettivo di intervallare spunti teorici con momenti dinamici, ma che permettono anche alle persone di confrontarsi, sentirsi meno sole e crescere sulle esperienze altrui.
Si tratta di momenti di dialogo costruttivo che gettano le basi per cambiamenti tangibili. È proprio questo, forse, ciò di cui abbiamo bisogno per modificare lo status quo nella direzione di una maggior equità. Progetti concreti, sostenibili e trasversali alle varie dimensioni della DEI (Diversity, Equity & Inclusion) che valorizzino le persone nella loro specificità e pluralità. Un obiettivo che potrà essere raggiunto anche e soprattutto grazie al commitment da parte dei vertici aziendali e alla misurazione degli interventi. Aspetti indispensabili per non fermarsi alle parole ma agire per il cambiamento.
I nostri progetti in ambito Gender equity
Come Wise Growth dal 2008 realizziamo iniziative volte a promuovere la parità di genere valorizzando il talento di professioniste e professionisti. Ogni progetto promuove sia lo sviluppo organizzativo che quello individuale ed è pensato secondo una logica “tailor made”, quindi specifico per le esigenze aziendali. Ogni organizzazione, infatti, presenta alcune singolarità che vanno tenute in considerazione, perché hanno un grande impatto in termini di efficacia.
Qualche esempio: Un percorso di cui siamo molto fiere e fieri – e che abbiamo avuto il piacere di presentare nel corso dell’ultima edizione di 4 Weeks 4 Inclusion – si chiama “Growing Together”. L’obiettivo è quello di stimolare un confronto tra uomini e donne per decostruire gli stereotipi di genere e sviluppare una leadership sostenibile e inclusiva.
Due progetti pensati in modo specifico per le donne e orientati a favorire l‘avanzamento professionale sono “Fixing the Broken Rung” e “Becoming”. Il primo, è un percorso pensato per sostenere le carriere femminili con un focus sul cosiddetto “scalino rotto”, vale a dire quel gap che rende più difficile raggiungere posizioni apicali. Il secondo, invece, prevede un percorso di sviluppo personale e professionale dedicato alle donne in momenti cruciali o di svolta della propria carriera.
“Call My Talent”, invece, è la più recente iniziativa a cui stiamo lavorando: si tratta di un programma di workshop retreat di due giorni interamente dedicati allo sviluppo della leadership femminile a 360°. Il nostro approccio innovativo coniuga la visione olistica (integrata) con quella organizzativa del mondo aziendale. Obiettivo del percorso è lavorare a fondo sul proprio empowerment attraverso attività diverse volte a stimolare e riscoprire le proprie risorse personali, relazionali e di leadership.
Se pensi che questi progetti possano adattarsi alla tua azienda scrivici a info@wise-growth.it. Saremo felici di fissare una call di approfondimento.