Donne Maternità e genitorialità

Dalla conciliazione alla condivisione

Dalla conciliazione alla condivisione
Scritto da Stefania Baucè

Il progressivo aumento della presenza femminile in Italia nel mercato del lavoro, ora al 47,2% (dati Istat nella fascia 25-64 anni) non è stato accompagnato da un corrispondente e simultaneo processo di evoluzione dei ruoli all’interno della coppia.

Permane infatti un’asimmetria della distribuzione dei carichi di cura e responsabilità.

I dati Istat ci dicono che in Italia le donne (popolazione over 15) dedicano al lavoro domestico e di cura circa 5 ore e 9 minuti al giorno a fronte di un impegno degli uomini pari a 2 ore e 22 minuti, dove la media italiana è ben al di sopra della media dei paesi Ocse. Questi numeri fanno riflettere sul fatto che ci troviamo di fronte ad una profonda iniquità. Non si tratta però solo di una mera questione morale e sociale alla quale dare una risposta, ma è un tema che va affrontato in maniera strutturale intervenendo concretamente alla radici del nostro modello economico e di sviluppo, se veramente si vuole intravedere un cambiamento.

Diverse sono ormai le ricerche provenienti da fonti autorevoli che evidenziano quanto un maggior aumento della partecipazione femminile al lavoro porterebbe ad un indubbio aumento del PIL.
Promuovere e praticare su larga scala strategie di revisione del modello di distribuzione del lavoro domestico e di combinazione del lavoro familiare con quello professionale, non è quindi più un’opzione, ma una necessità per tentare di arginare il fenomeno delle lavoratrici madri che si dimettono dal posto di lavoro all’arrivo del primo figlio.

In Italia lasciare il lavoro è ancora la prima strategia di “conciliazione” (secondo l’Istat nel 2014 le donne madri che si sono dimesse dal posto di lavoro sono il +6% rispetto al 2013).

Conciliare i diversi ruoli è quindi essenziale, ma come sappiamo, non è semplice. Bisogna infatti ricercare l’alchimia maggiormente efficace per “tenere insieme” le diverse parti che compongono la nostra identità.

Nel libro “Genitori al lavoro – L’arte di integrare, figli, lavoro, vita” vengono genitori al lavoroindividuate due strade per iniziare a costruire, non tanto una “conciliazione perfetta” ma, parafrasando le parole di un famoso psicologo, “una conciliazione sufficientemente buona”.

Per prima cosa non esiste possibilità di una buona conciliazione concreta, logistica e operativa (esterna) al femminile, se non c’è stata a monte una profonda e serena conciliazione interiore. Figli e lavoro, asili e carriera, compagni, tate e nonni, stanno insieme nella realtà se prima è possibile tenerli insieme nella nostra idea di realtà, nel nostro immaginario e nella nostra alchimia personale. Ci si può avvalere delle migliori strategie di delega, ma se non c’è stata precedentemente una legittimazione dei desideri delle donne, anche la migliore orchestrazione poggerà su basi poco solide che vacilleranno all’affacciarsi delle prime normali problematicità.

Discendente dal primo è il secondo punto. La conciliazione non è una ricetta universale valida per tutti allo stesso modo, ciascuna deve affrontare il proprio work-life balance. Come sostiene  in un suo articolo Melissa Heisler, esperta e scrittrice su queste tematiche, “il work life balance non è una formula universale ma un modello individuale per ciascuno di noi”. Prendersi il giusto tempo per definire quale valore e spazio dare ai diversi elementi che compongono la vita famigliare, lavorativa e personale di ognuno, tenendo conto di ambizioni personali, dati di realtà e valori individuali, è un passaggio fondamentale e non demandabile, che solo la madre in concertazione con il partner/padre deve provare a compiere.

A conclusione è utile riflettere sul fatto che la conciliazione non debba essere una questione solamente femminile. Deve invece riguardare entrambi i generi. Sarebbe più corretto infatti parlare di condivisione.

L’esigenza di conciliare tra mondo personale e lavorativo non è più solo appannaggio delle donne, ma sta diventando una richiesta avanzata anche dagli uomini e da altre fasce di popolazione aziendale. Le imprese dovranno presto attrezzarsi per accogliere le esigenze di bilanciamento vita/lavoro di un numero sempre crescente di persone. Il rischio è di privarsi a lungo andare di una fetta di talenti (mamme lavoratrici, ma anche millennials e nuovi padri) che sempre con maggior fatica riescono ad accettare modelli organizzativi e di lavoro costruiti su vecchi regole, che premiano il presenzialismo sul luogo di lavoro anziché il raggiungimento degli obiettivi.

Autore

Stefania Baucè

Stefania Baucè è senior partner di Wise Growth.
Laurea in Economia e commercio conseguita presso l’Università Cattolica di Milano e Master in Marketing Management in Istud.
Ha lavorato in ambito retail GDO dal 2000 al 2010 nel ruolo di senior buyer. Dal 2011 è senior consultant di Wise Growth: si occupa della progettazione e docenza di percorsi formativi sui temi legati alla diversity & inclusion. I principali ambiti di interesse riguardano le tematiche di genere, la gestione del rientro dalla maternità in azienda e gli strumenti che possano agevolare una miglior conciliazione vita privata/vita lavorativa.
Executive coach ICF ACC, diploma conseguito nel 2014 presso EEC Scuola Europea Coaching.

Nel 2017 e 2018 ha frequentato a Barcellona alcuni corsi sul somatic coaching, organizzati da Strozzi Institute.
Coautrice di “Maternità, lavoro, vita” in Girelli L., Mapelli A. (a cura di), “Genitori al lavoro. L’arte di integrare, figli, lavoro, vita” GueriniNext 2016 e contributor nel volume “La Cultura del Rispetto. Oltre l’inclusione” di Bombelli M.C., Serrelli E., GueriniNext 2021.

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