L’esperienza che vogliamo descrivere in questo post si riferisce al percorso formativo e di consulenza sulla genitorialità che abbiamo recentemente seguito e che è stato realizzato dall’Associazione Donne in Cooperazione e Wise Growth, in collaborazione con la Federazione Trentina della Cooperazione e la partnership della Fondazione don Guetti, con il contributo della Provincia Autonoma di Trento.
Il progetto ha coinvolto i responsabili del personale delle Cooperative con due prioritari macro obiettivi: il primo, quello di promuovere una cultura inclusiva all’interno del mondo cooperativo che veda la genitorialità come un valore aggiunto; il secondo, quello di favorire lo scambio di pratiche innovative e l’individuazione di idee e progetti per lavorare sul tema all’interno del proprio contesto lavorativo.
Si è dunque optato per un taglio molto pratico alternando workshop formativi di inquadramento sulle problematiche più critiche rispetto alla genitorialità, a fasi di lavoro autogestite sul campo finalizzate a introdurre ex novo o a valorizzare al meglio gli strumenti e i servizi di conciliazione già esistenti all’interno delle Cooperative.
Perché parlare di genitorialità nel mondo cooperativo:
- La maternità è un valore. Se ben gestita, la maternità può diventare un fattore di competitività per le Cooperative e avere effetti positivi sul benessere e la motivazione dei lavoratori/lavoratrici.
- La maternità è ancora un problema per le organizzazioni. Le Cooperative vedono la maternità come un costo non governabile, soprattutto se riferito alla gestione dell’assenza della lavoratrice.
- La maternità è ancora un problema per le lavoratrici. Le lavoratrici madri sono oggetto di forti stereotipi e pregiudizi sia nella selezione che nella valutazione e nello sviluppo di carriera.
- Si fa fatica a parlare di paternità. Le ricerche dimostrano che gli uomini vorrebbero avere più tempo per la famiglia ma ancora pochi sono i papà che usufruiscono dei congedi.
- La condivisione della cura come veicolo per la parità di genere. La corresponsabilità nella cura dei figli pone le basi per le pari opportunità di uomini e donne sia nella sfera pubblica che in quella privata.
- Il ritardo dell’Italia nelle politiche di sostegno alla genitorialità. Questo si traduce in un tasso di natalità inferiore alla media europea, in una insufficiente partecipazione delle donne al mondo del lavoro, nella scarsa condivisione da parte degli uomini delle responsabilità genitoriali.
I risultati del percorso:
Tante sono le suggestioni emerse dal progetto. Innanzitutto è lampante come, nonostante all’interno del settore cooperativo la componente femminile sia prevalente dal punto di vista quantitativo, il tema della maternità sia ancora poco valorizzato: mediamente, la maternità è vista come un costo legato in particolare allo sforzo organizzativo che la Cooperativa deve sostenere per tamponare l’assenza della lavoratrice ed è evidente ancora un approccio tradizionale che vede nel part time l’unica possibilità per gestire il rientro dal congedo per maternità.
Le Cooperative che risultano essere più all’avanguardia sono quelle che hanno iniziato il percorso di Family Audit e che manifestano una maggiore attenzione ai bisogni dei propri lavoratori/trici.
Passando ad indagare i maggiori ostacoli che le Cooperative incontrano nel gestire la maternità e nel valorizzare la paternità… nulla di nuovo: siamo ancora di fronte ad una barriera innanzitutto di tipo culturale. La forte differenziazione dei ruoli sociali al maschile ed al femminile non agevola, infatti, una corresponsabilità nel ruolo genitoriale; molto rari sono i casi di congedo parentale usufruiti da papà lavoratori anche se la percezione è che ci sia comunque un cambiamento in atto in particolare nei giovani padri. E non a caso, la sensibilizzazione della dirigenza e dei responsabili delle Cooperative risulta essere la precondizione essenziale per iniziare a promuovere una cultura inclusiva nella Cooperazione Trentina, come emerso dalle linee guida che i partecipanti hanno ipotizzato alla fine del percorso.
La richiesta è quella di creare contesti che consentano di gestire il lavoro in modo flessibile, disponibile a negoziare le rispettive esigenze: una cultura aziendale supportiva, che mostri di tenere al benessere del (e della) dipendente in modo da limitare i problemi relativi all’integrazione vita personale e lavoro.
C’è ancora tanta strada da percorrere, ma il sentiero ci sembra tracciato.
Un ringraziamento alle cooperative che hanno partecipato al progetto: Gruppo 78, Cassa Rurale Adamello Brenta, Città Futura, Kaleidoscopio, Cassa Rurale Fiemme, Melinda, Cassa Rurale Bassa Vallagarina, Famiglia Cooperativa Anaunia, Famiglia Cooperativa Alta Valsugana, Movi Trento, Risto3, Progetto 92.