Conciliazione Diversity and Inclusion Donne

Le donne, la ricostruzione che verrà e la voglia di esserci

Scritto da Roberta Milani
Queste lunghe settimane di emergenza covid-19 hanno reso evidente quanto il ruolo delle donne sia indispensabile per la tenuta sociale e per la vita quotidiana del nostro Paese.

Dalle corsie degli ospedali alle farmacie, dalla scuola ai supermercati, dal mondo della produzione a quello dei servizi, le donne sono state in prima linea senza mai sottrarsi e ricordiamolo, continuando a svolgere in famiglia quel doppio e “invisibile” lavoro di cura, già abitualmente condizionante.

Un lavoro di cura mai come ora fatto di attenzioni, preoccupazioni e rassicurazioni costanti per il benessere dei propri famigliari, dai più piccoli ai non autonomi: disabili, malati e anziani.

Un lavoro definito “invisibile” ma ora sotto gli occhi di tutti, di fronte a un’emergenza che ha costretto dall’oggi al domani alla chiusura di asili, scuole e di qualunque tipo di servizio sociale e di assistenza.

Diciamolo, e diciamolo forte: le donne hanno lottato, sofferto e combattuto senza risparmio di energie e di cuore una battaglia aspra e non ancora finita.

Si inizia a parlare di ripresa e colpisce che in questa fase di “pensiero della ricostruzione” le donne non abbiano ancora una volta né lo spazio, né il giusto riconoscimento per il valore che generano.

Modelli, scelte, decisioni, task force prendono in considerazione i molti interessi in gioco ma non quelli delle donne che paiono ancora residuali.

In un paese dove la disoccupazione femminile rappresenta un triste primato europeo  come i dati Eurostat a marzo 2020 ci ricordano, il rischio concreto è che senza un’agenda per la ricostruzione che includa le donne, saranno loro a pagare il prezzo più alto della crisi economica e sociale.

Se il lavoro scarseggerà, sarà difficile trovarlo o anche solo provarci senza la presenza di quei servizi di base che hanno consentito alle donne di costruire un proprio percorso professionale.

Chi potrà permetterselo ne uscirà, ma per molte il “new normal” potrebbe trasformarsi invece in un drammatico ritorno indietro nel tempo, dove l’esclusione dal mercato del lavoro sarà una condizione tristemente automatica.

Eppure, quelli per servizi di welfare e occupazione femminile non sono costi, bensì investimenti che portano valore come è stato ribadito più volte da Bankitalia e Fondo Monetario.

Ma ogni crisi contiene come sempre anche un’opportunità: che sia invece il momento decisivo per sostenere le donne nei prossimi mesi, con misure che favoriscano la condivisione con i partner dei carichi e delle fatiche della ricostruzione che ci attende.

È il momento di rivendicare uno spazio nella discussione di queste settimane, di fare sentire la nostra voce nelle soluzioni e nei programmi che si disegneranno dal mondo del lavoro a quello dell’educazione e della scuola.

Tra le lezioni per il futuro che il presente dovrebbe darci, troviamo parole come sostenibilità, ritorno all’essenzialità e competenza, lasciandoci immaginare un mondo che avrà assai bisogno di “femminile”.

Facciamoci sentire!

Autore

Roberta Milani

Dopo la Laurea in Filosofia ha maturato le prime esperienze in progetti di assessment e sviluppo organizzativo lavorando anche per la Banca Mondiale in Cina e in paesi est europei, sviluppando competenze specifiche legate alla multiculturalità e all’empowerment individuale.Ritornata in Italia ha continuato a lavorare in progetti di Talent Management e Diversity&Inclusion per banche e realtà finanziarie internazionali seguendo in particolare interventi su temi di genere, disabilità e active ageing. In parallelo ha approfondito la sua formazione con Master e corsi di specializzazione su tecniche di assessment, sviluppo del potenziale e bilancio di competenze: suo focus di interesse sono le specificità dell’apprendere da adulti e dei processi di motivazione e di orientamento che caratterizzano la vita professionale nelle sue diverse fasi. Ha conseguito poi la Laurea in Psicologia e collabora con Università in progetti di ricerca su temi di talent development e multiculturalità.

2 Commenti

  • Le donne,per tradizione , per la lo funzione sociale e per ragioni biologiche , sono “programmate ” a risolvere i problemi( sempre urgenti) e quindi ,dopo , solo dopo a dare una motivazione di strategie e percorsi. Forse per queste ragioni nei paesi con donne al governo la pandemia pare essere stata meglio gestita.
    Ma dobbiamo essere ottimiste .
    VOGLIAMO essere ottimiste.
    Non vedo nell’ immediato forme di organizzazione delle donne ma se questa pandemia renderà possibile il rispetto il recupero e la valorizzazione delle competenze sicuramente noi donne potremo volgere questa pandemia a opportunità e rivitalizzare questo nostro vecchio ,stanco e” sdraiato” paese.

  • Grazie Roberta per aver riassunto perfettamente la situazione che come donne stiamo vivendo: un “doppio lavoro” che non ci vede impegnate solo fisicamente (sarebbe semplice!) ma anche e soprattutto nel fornire quotidianamente “carica ed energia” ai nostri famigliari attraverso attenzioni e rassicurazioni costanti.
    Condivido con te che siamo di fronte ad un bivio: una strada che ci riporta indietro ed una che va avanti, non certo dritta e lineare,…..ma prendiamo quest’ultima a testa alta e con orgoglio come abbiamo sempre fatto!!!

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