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Cosa possiamo imparare dalle Persone Altamente Sensibili (PAS) per migliorare la qualità della vita in azienda

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Scritto da Luca Marconi

Il rinnovamento è l’obiettivo da perseguire nel 2023 per lasciarsi alle spalle un biennio difficile. La prima sfida da affrontare per le persone e le organizzazioni è all’insegna di un nuovo human centric mindset.

Traendo spunto dall’analisi dei bisogni specifici in ambito lavorativo delle Persone Altamente Sensibili, si possono attuare dei cambiamenti di cui beneficerà anche il resto del team: il miglioramento della qualità della vita in azienda ha impatti positivi anche sulla produttività.

Un nuovo modello di successo

Da un’analisi condotta nel 2019 da Esther Bergsma emerge come un’alta qualità della vita in ambito lavorativo sia un’esigenza irrinunciabile per le PAS. Oggi, dopo la pandemia e le sue conseguenze in tutti gli aspetti della vita umana, queste ricerche assumono un significato nuovo, dato che anche i soggetti neurotipici avvertono la stessa necessità. Infatti, se per i soggetti Altamente Sensibili il work-life balance è sempre stato molto importante per evitare di somatizzare lo stress da sovrastimolazione prolungata, le persone neurotipiche ne hanno riconsiderato il valore soprattutto alla luce del recente ritorno alla normalità post-pandemica. Come affermano David Orr e Alexander Laszlo, è necessario ridefinire il significato della parola “successo”. Ciò vuol dire che per mantenere alti i livelli di motivazione ed evitare i fenomeni di great resignation e quiet quitting, il management e le figure-chiave in ambito HR devono garantire un’attenzione al benessere delle persone a 360°.

Pillole di Human Sustainability

Perché un posto di lavoro sia ancora attrattivo è necessario che rispetti il paradigma della Human Sustainability. Per renderlo tale si potrebbero applicare alcune delle linee guida utili a creare condizioni di benessere per le PAS, con ricadute positive per tutta la popolazione aziendale:

  • Down-time: programmare un flusso di lavoro senza periodi di tensione troppo frequenti o prolungati, ma che preveda momenti di maggiore distensione e rallentamento del ritmo. Un livello di intensità più moderata e costante è anche più sostenibile.
  • Break frequenti: prevedere tempi di pausa, possibilmente predisponendo spazi verdi in cui le persone possano sostare all’aperto.
  • Rinforzo positivo: soprattutto da parte delle figure in posizioni gerarchiche è importante favorire canali di comunicazione efficaci con i membri del team e dare feedback frequenti sull’andamento delle attività, valorizzando il contributo di ciascuno.
  • Critiche costruttive: in caso di feedback negativo, motivare la valutazione e indicare chiaramente il tipo di risultato atteso. Solo così le persone potranno migliorare le proprie performance e sviluppare nuove competenze.

Il fattore stimoli nelle PAS

Christel Petitcollin osserva che chi è dotato del tratto SPS (Sensitivity Processing System) elabora in modo molto più profondo e rapido gli stimoli in conseguenza del pensiero arborescente. Ciò significa che ha una responsività e un’abilità nel problem solving teoricamente più sviluppata rispetto agli altri. Paradossalmente, questo carico mentale così elevato rappresenta un ostacolo per il funzionamento delle PAS, perché devono sempre lavorare con un livello di attivazione ottimale: se il compito che svolgono è poco stimolante, entrano in uno stato di ipoarousal (ipoattivazione), mentre se gli stimoli che ricevono sono eccessivi, raggiungono facilmente l’overarousal (iperattivazione). Perciò, è importante che i soggetti Altamente Sensibili svolgano il più possibile un’attività “equilibrata”, che consenta loro di non annoiarsi ma neanche di essere sempre in stato di allerta e tensione.

Il ruolo del circuito reward e della social cognition

Come ha dimostrato Bianca P. Acevedo, l’elevata risposta agli stimoli nelle PAS dipende da una loro maggiore sensibilità alla serotonina e alla dopamina. La prima, detta neurotrasmettitore della serenità, è legata alla stimolazione affettiva proveniente dall’ambiente (social cognition), mentre la seconda agisce sul circuito reward, regolando la sensazione di gratificazione in risposta agli stimoli cognitivi. Tale suscettibilità differenziale fa sì che i soggetti Altamente Sensibili conseguano I risultati peggiori in condizioni avverse e i migliori in condizioni di supporto, come dimostrato da Jay Belsky e altri.
Allora, come agevolare le PAS al lavoro secondo una logica win win?

Un primo consiglio è di aiutarle a creare una routine personale: piccole abitudini che servono a scandire i ritmi e le pause della giornata e che diano al soggetto una sensazione di stabilità e tranquillità.

In secondo luogo, bisogna aumentare le loro emozioni positive, come approvazione, stima e comprensione. Infatti, come ha dimostrato Arthur Aron, coloro che possiedono il tratto SPS (Sensory Processing Sensitivity) sono molto più responsivi alla serotonina e alla dopamina rispetto alla media: ciò li fa rispondere agli impulsi delle emozioni legate agli stimoli sociali, anche perché dell’emisfero destro, associato all’emotività e all’affettività.

Quindi, i sentimenti positivi, innescati dalle gratificazioni sociali sono necessari per garantire il benessere psicofisico dei soggetti Altamente Sensibili, perché il clima lavorativo influenza profondamente le prestazioni cognitive. Viceversa, la mancata accettazione e riconoscimento viene interpretata dal cervello PAS come uno stimolo che agisce negativamente sull’asse dello stress

Pertanto, è necessario considerare l’aspetto dell’approvazione e dell’accettazione di chi è dotato del tratto SPS come una componente essenziale per garantire il suo benessere sul posto di lavoro.

La diversità come risorsa

Il valore aggiunto delle Persone Altamente Sensibili (PAS) all’interno di un team risiede nella loro naturale empatia e nel loro pensiero critico, approfondito, non omologato.  Del resto, come dice la dottoressa Elaine Aron, “Ognuno, nella differenza, salva la specie”. Perché ciò avvenga anche in azienda, è necessario adottare un approccio altamente inclusivo rispetto a tutte le diversità. E nel caso delle PAS, considerare maggiormente la dimensione dell’equilibrio e dell’autonomia. Le ricadute positive di un’attenzione alle persone di questo tipo sono innumerevoli e possono davvero migliorare la qualità della vita nei contesti lavorativi.


Bibliografia

  • Acevedo, B. P., Aron, E. N., Aron, A., Sangster, M., Collins, N., & Brown, L. L., Il cervello altamente sensibile. Ricerca, valutazione e trattamento della sensibilità dell’elaborazione sensoriale, LAS – Libreria Ateneo Salesiano, Roma, 2021.
  • Aron, E., Persone Altamente Sensibili, Mondadori, Milano, 2018.
  • Bànyai, T., Sustainable Human Resource Mangement, MDPI, Basel, 2019.
  • Bergsma E., The brain of the Highly Sensitive Person, Book Light International Publishing, Assen, 2019.
  • Belsky, J., C Jonassaint, C., Pluess, M., Stanton, M., B Brummett, B. & Williams, R.,, Vulnerability genes or plasticity genes?, Molecular Psychiatry volume 14, pages 746–754 (19 May 2009).
  • Bosco, F., Mi dicevano che ero troppo sensibile, Vallardi, Milano, 2018.
  • Edwards A., Orr, D., The sustainability revolution. Portrait of a paradigm shift, New Society Publishers, Gabriola Island, 2005.
  • Ehnert, I., Harry, W., Zink, Klaus J., Sustainability and Human Resource Management. Developing Sustainable Business Organizations, Springer, New York, 2014.
  • Greven, C. U., Lionetti, F., Booth, C., Aron, E. N., Fox, E., Schendan, H. E., Homberg, J. (2019), Neuroscience and Biobehavioral Reviews, 98, 287-305.
  • Jaeger, B., Making Work Work for the Highly Sensitive Person, McGraw-Hill. New York, 2004.
  • Petitcollin, C., Il potere nascosto degli ipersensibili, Sperling & Kupfer, Milano, 2019.
  • Sand, I., L’introverso felice. Come trasformare l’ipersensibilità e l’introversione nei tuoi punti di forza, Edizioni Il punto d’Incontro, Vicenza, 2018
  • Sellin, R., Le persone sensibili hanno una marcia in più, Feltrinelli, 2012.
  • Siaud-Facchin, J., Troppo intelligenti per essere felici, Rizzoli, Milano, 2016.

Autore

Luca Marconi

All’interno del mondo delle Risorse Umane, si occupa di Diversità e Inclusione, in particolare di Age Management. Inoltre, si interessa alla valorizzazione professionale delle Persone Altamente Sensibili (PAS).
La sua instancabile curiosità intellettuale lo ha fatto appassionare al tema della comunicazione, in tutte le forme: da quella visiva fino a quella professionale, passando per le arti figurative, il cinema e la televisione.
Ha conseguito una laurea in Lettere Moderne, una in Scienze Politiche e un master in Gestione delle Risorse Umane. E’ iscritto all’albo pubblicisti dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia e alla SIAE. Vive e lavora a Milano.

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