Il 2020, per ovvi motivi, ha messo tutte/i noi di fronte a molte difficoltà, sfide e cambiamenti.
Tra questi vi è stata l’impennata dell’utilizzo del web in tutti gli aspetti della vita, un “salto” digitale che non ha eguali nella storia dell’umanità.
Queste tematiche sono state oggetto del roundtable dello scorso12 novembre, targato The Wise Place*.
Insieme a Laura Girelli e Lucilla Bottecchia, psicoterapeute esperte del nostro team, e alle/ai manager delle aziende partner, ci siamo confrontate/i sui temi della trasformazione digitale, in un contesto in cui diventa di fondamentale importanza usare le nuove tecnologie in modo consapevole, senza esserne sopraffatte/i.
Identità personale vs identità virtuale
Per poter ragionare su queste tematiche è necessario partire da un’evidenza di fondo.
Ciascuna/o di noi non ha più solo un’identità personale, ovvero il diritto di essere se stessa/o con il relativo bagaglio di convinzioni ideologiche, religiose, morali e sociali. È ormai evidente che vi è anche l’identità che l’individuo crea utilizzando la rete: l’identità virtuale.
La reputation digitale è ormai altrettanto importante rispetto a quella personale, anche e soprattutto per i professionisti nel mondo del lavoro.
I social stimolano generalmente a una interazione passiva. L’algoritmo è programmato per continuare a fornirci informazioni che ci soddisfano e che sono in linea con il nostro pensiero e le nostre convinzioni.
Il rischio è quello di finire in una bolla egosintonica, dove si apprezza solo ciò che ci dà ragione e si è frustrati da chi la pensa in una maniera differente.
I social: tempo di utilizzo e modalità
Partendo da un piccolo esperimento abbiamo potuto scoprire che il tempo di utilizzo dei social a volte può sfuggire di mano: si passano molte ore al giorno online, a volte molte più di quanto crediamo: in media sono circa cinque ore al giorno.
Trascorriamo la maggior parte del tempo sullo smartphone, anche se le modalità di utilizzo variano moltissimo da generazione a generazione.
Vi sono poi nuovi fenomeni culturali, dalle conseguenze negative sul benessere psicologico.
Tra questi abbiamo analizzato il cosiddetto Phubbing (phone + snobbing) e la F.O.M.O. (Fear Of Missing Out). Il Phubbing è il comportamento, purtroppo diffuso, di isolarsi in contesti che richiedono un’interazione sociale, preferendo alla complessità della relazione la compagnia del device.
La F.O.M.O. è invece una forma di ansia sociale: si tratta della paura di essere “tagliati fuori” dal flusso di informazioni e comunicazioni che riceviamo ogni giorno.
Rischi e trappole della vita digitale
«Nel mondo di oggi la censura non opera bloccando il flusso delle informazioni, ma inondando le persone di cose di poco conto e distrazioni. Pertanto, in un mondo alluvionato da informazioni irrilevanti, la lucidità è potere».
Yuval Noah Harari, 21 lezioni per il XXI secolo
I grandi intellettuali del passato nell’arco di una vita intera acquisivano nozioni a cui noi accediamo in una sola settimana. È evidente che un flusso di informazioni così importante non sia possibile da assimilare.
È quindi fondamentale, come dice Harari, agire e ragionare sempre con lucidità per districarsi nel groviglio di informazioni a cui siamo sottoposti ed uscire dalla nostra “bolla” di comfort.
La bolla digitale permette un immediato senso di appagamento e una repentina risposta ad un bisogno.
Attività più creative, come una scampagnata in montagna o una cena a casa con gli amici prevedono un maggiore investimento e anche una maggiore fatica. Tuttavia queste ultime attività prevedono una soddisfazione a lungo termine, mentre nelle attività di comfort online la soddisfazione nel lungo termine è scarsa.
La grande tentazione è inoltre quella di usare i device non come potenziamento di sé -un canale utile alla socialità autentica – ma come «maschera tecnologica» che semplifica il reale, con il rischio di:
- analfabetismo emozionale (sostituire il corpo con lo schermo)
- diluizione del senso della presenza (basta un like per creare un legame)
- de-realizzazione (difficoltà a distinguere cosa è vero da cosa non lo è)
Tips per una vita digitale equilibrata
Cosa fare allora in una realtà così complessa e non priva di rischi per la psiche?
Mantenere la consapevolezza e la lucidità nell’utilizzo dei social è possibile, anche seguendo alcuni piccoli accorgimenti.
- Il primo passo è riconoscere che potremmo avere un problema
- A questo punto potrebbe essere utile disinstallare le applicazioni che ci fanno perdere troppo tempo, oppure silenziare le notifiche, magari in momenti precisi della giornata
- Per garantirsi dei momenti di tranquillità serali è importante lasciare il telefono fuori dalla camera da letto
- Uscire dalla propria “bolla” digitale: è utile informarsi anche attraverso quei contenuti che non ci vengono automaticamante consigliati e che quindi non sono affini alle nostre opinioni; in questo modo avremo una visione d’insieme più completa
- Importantissimo inoltre è verificare le fonti e mantenere spirito critico nei confronti di ogni notizia che leggiamo, in particolare sui social
- Un ultimo spunto fondamentale: recuperare la connessione con la realtà attraverso il corpo e la natura.
* The Wise Place è il nostro network di aziende che vogliono rimanere aggiornate e confrontarsi sui temi della diversity & inclusion. Attraverso incontri, workshop e roundtable promuoviamo la diffusione di testimonianze e policy che valorizzino la pluralità nelle organizzazioni.
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