Mettere in comune la conoscenza e le esperienze costituisce sempre un percorso di valore, sia per chi illustra che per chi ascolta. Questo è lo scopo, tra gli altri, di The Wise Place, il network dei partner di Wise Growth che si è riunito lo scorso 10 giugno per condividere la presentazione di un libro in uscita per Guerini Next: La cultura del rispetto, oltre l’inclusione.
Nel corso dell’evento gli autori hanno avuto occasione di esplicitare gli obiettivi di questo lavoro, che consolida molti anni di esperienza sui temi di Diversity & Inclusion.
In primo luogo, si è teso a sottolineare che l’attenzione al rispetto nasce dall’esigenza di far sì che le persone lavorino insieme, senza disperdere energie sul fronte della gestione dei conflitti ma con una capacità diffusa di “tollerare” la diversità quotidiana. Un tema organizzativo, dunque, che ha profonde ripercussioni anche sulla dimensione economica ed impatti sul business.
Vi è ovviamente anche un aspetto etico importante: quello di supportare – attraverso la costruzione di una cultura del rispetto – quelle persone che sono spesso oggetto di battute, stereotipi e valutazioni non consone all’ambiente lavorativo. Ad esempio, l’aspetto esteriore di una persona, in un’epoca di attenzione spasmodica al corpo, costituisce un facile terreno di giudizio gratuito. Oppure le scelte religiose del singolo, magari in minoranza, possono venire giudicate in modo sprezzante dagli altri. Questi sono solo alcuni esempi – purtroppo diffusi e ben noti a chi si occupa di inclusione – che nel libro vengono definite “situazioni critiche” e che spaziano anche in molti altri ambiti: genere, orientamento sessuale, cultura, appartenenza generazionale etc.
L’incontro, rivolto prevalentemente alle aziende, aveva anche l’obiettivo di interrogarsi sul “come”, concretamente, si possa costruire una cultura del rispetto.
Il contributo di Emanuele Serrelli, che ha brevemente ripreso la parte del libro dedicata alla “Pedagogia del rispetto tra gli adulti”, ha fatto il punto della situazione relativamente al ruolo dell’apprendimento: la formazione sta mutando da modalità strutturate verso situazioni aperte, diffuse, meno organiche ma forse più efficaci. Così si sviluppano occasioni di contaminazione sempre più informali, ma come fare tesoro della “disintermediazione” che attraversa la società e che modifica i ruoli di influenza reciproca?
Il caso Amsa, proposto da Renata Duretti e da Andrea Motta, è servito come spunto per una discussione più ampia che ha coinvolto anche Silvia Parma di ABB e Roberta Bassi di MPS. Aziende diverse per storia, prodotto e tipologia di competenze, ma tutte di notevoli dimensioni e con alcune analogie.
La strategia, in questi casi, è stata quella di non abbandonare la formazione tradizionale (quella che in aula propone spunti teorici per comprendere il perché delle dinamiche che quotidianamente si vivono) affiancandola però ad altri progetti e ruoli che aiutino a mantenere viva l’attenzione.
In particolare, ad esempio, la creazione di un gruppo di “Ambasciatori del Rispetto” che, a seconda delle realtà, raccolgano quanto accade in azienda e svolgano una funzione di comprensione ma anche di ridondanza dei messaggi chiave condivisi nella formazione iniziale. È importante che gli ambasciatori si incontrino periodicamente, si assegnino dei compiti in modo condiviso con l’azienda, partecipino con continuità allo sviluppo dei progetti e prevedano, almeno una volta all’anno, una valutazione del proprio operato.
Il disegno di questo ruolo, quindi, non può essere burocratico e lasciato al caso, ma deve essere impostato in modo coerente con le esigenze e modificato nel tempo a seconda dei cambiamenti che interverranno.
Accanto a questo è necessario individuale modalità agili di coinvolgimento delle persone, attraverso momenti specifici di approfondimento (quasi tutti svolti on line, vista la situazione pandemica), la proposta di testimonianze interessanti e il coinvolgimento in progetti bottom-up che sollecitino iniziative concrete da sviluppare successivamente.
Un lavoro trasversale, che si muove tra la formazione e la comunicazione interna, innovativo nelle forme e nelle modalità; nel caso AMSA, ad esempio, si sono progettate diverse attività dinamiche e coinvolgenti, con la consapevolezza che se l’obiettivo è di cambiare davvero una cultura, allora non ci si può limitare ad una singola iniziativa, ancorché valida.
Non essere “rispettosi” è molto più facile e istintivo del riflettere su cosa si sta dicendo: per questo costruire una cultura del rispetto richiede tempo e, soprattutto, volontà.
Il 1° luglio dalle 17 alle 19 si terrà un incontro online di presentazione del libro con gli autori e diversi ospiti. L’evento è gratuito e aperto al pubblico fino ad esaurimento posti. Per iscrizioni contattaci: info@wise-growth.it