L’ultimo anno ha portato con sé tantissime sfide, sia personali che per le organizzazioni.
Il mondo del lavoro è completamente cambiato e tutte/i sono state/i costrette/i a mettere in pratica nuove abilità pochi mesi prima sconosciute.
Tornare alla stessa modalità di lavoro pre-pandemia sembra impensabile: è necessario un reskilling.
Queste tematiche sono state oggetto del webinar dello scorso 31 marzo, targato The Wise Place*.
Insieme a Lucilla Bottecchia e Laura Girelli, psicoterapeute esperte del nostro team, e alle/ai manager delle aziende partner, ci siamo confrontate/i su come mettere a fattore comune ciò che abbiamo dovuto imparare in questo periodo e abbiamo riflettuto su possibili nuove modalità di lavoro.
Fermarsi e comprendere per ripartire
La pandemia ha provocato un “salto di paradigma”: una discontinuità percettiva, cognitiva e comportamentale avvenuta a causa di un fattore di crisi.
Dopo una prima fase di reazione più o meno disordinata, è ora necessario riflettere su ciò che è accaduto, sulle difficoltà, i cambiamenti traumatici, le risorse mobilitate in modo da astrarre quello che abbiamo imparato.
Saremo così pronte/i per atterrare nella prossima stabilità del new normal non avendo semplicemente “resistito”, ma avendo appreso e integrato preziose opportunità di crescita.
È infatti impossibile pensare che dopo un trauma così radicale il mondo, anche quello del lavoro, possa tornare uguale a prima. È anche ormai chiaro che nessuna/o vuole che le cose ritornino come prima.
In questo preciso momento è utile fermarsi e acquisire consapevolezza delle sfide che abbiamo superato e delle competenze che abbiamo acquisito (o scoperto di avere), che fino a un anno fa ci potevano sembrare impensabili.
Una volta sistematizzate le nuove capacità è necessario capire di quali strumenti abbiamo bisogno per riuscire a costruire un nuovo futuro.
I Rischi
Fermarsi, comprendere e riflettere in maniera lucida, tuttavia, non è sempre facile.
Molte/i di noi si sentono a disagio, stanchi, sfiduciati, hanno perso la speranza.
Vita e lavoro diventano un tutt’uno, in un mix non sempre facile da gestire, soprattutto se entrano in gioco responsabilità di cura.
Mancano stimoli esterni e c’è la sensazione di lavorare e basta, “tanto non c’è nient’altro da fare”.
Questo porta a disagi non solo psicologici, ma anche fisici, come testimoniano molte ricerche secondo le quali sintomi quali mal di testa e insonnia sono una vera e propria seconda pandemia nascosta.
Tutto questo insieme di ripercussioni negative sulla salute degli individui è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità “Pandemic Fatigue”.
La psiche e il corpo umano non sono progettati per gestire situazioni di crisi e stress così prolungate.
Questo porta come conseguenza che rischio di burn out sia sempre più alto.
Anche le aziende stanno facendo i conti con questa situazione: le loro risorse sono stanche, sfiduciate, stressate.
Mai come in questo periodo ci si rende conto quanto sia importante prendersi cura benessere di tutti i propri collaboratori.
Le opportunità
Sono necessarie dunque nuove competenze manageriali, che non possono prescindere dalle capacità relazionali e dall’empatia nella gestione delle proprie risorse umane.
È importante riuscire ad ascoltare i nuovi bisogni e le nuove priorità che emergono. Una su tutte è l’ormai aspirazione diffusa del mix working.
Tutti i collaboratori appaiono concordi che il nuovo modello lavorativo post-pandemico prevenderà 2/3 giorni di presenza in azienda e il resto del tempo nel lavoro da remoto.
È ormai chiaro che lavorare da casa aiuti a sradicare la concezione diffusa del “presenzialismo” e sproni a lavorare per obiettivi, con il focus sul risultato. Questo nuovo modello può aiutare le categorie che generalmente hanno più difficoltà con il modello del presenzialismo.
Lo smart working tuttavia non deve ridursi a “telelavoro”, ma a un modello con regole ben precise e codificate che punta a una vera flessibilità.
Il tempo in azienda, in un’ottica di new normal, deve essere utilizzato per attività che davvero risultino più efficaci se svolte dal vivo, per favorire la cross-fertilization e il networking.
Linee guida provvisorie
È impossibile delineare delle linee guida definitive. La situazione è ancora in “divenire” e cambia repentinamente di continuo da più di un anno.
Tuttavia, si possono delineare provvisoriamente alcune best practices da seguire nel momento presente.
Dal punto di vista delle risorse è necessario:
- integrare e mettere a sistema le competenze spontanee emerse nell’ultimo periodo
- trovare nuove regole e processi per gestire le ricadute negative sul benessere individuale
Dal punto di vista della leadership è necessario sviluppare uno stile adatto a gestire:
- team con esigenze diverse
- molteplici livelli relazionali, integrando la focalizzazione sul task, competenze emotive specifiche, capacità decisionali in contesti fluidi
Inoltre, dal punto di vista della cultura organizzativa sarà necessario:
- valorizzare il luogo di lavoro come occasione specifica di networking e scambio
- disegnare le attività in remoto come work space capace di contenere e promuovere nuove forme di socializzazione dei processi, delle conoscenze, dei valori
Il tutto con un’ottica sempre attenta al mondo che ci circonda, cercando di mantenere la lucidità e valorizzando sempre l’inclusione di ciascuna persona all’interno dell’organizzazione.
*The Wise Place è il nostro network di aziende che vogliono rimanere aggiornate e confrontarsi sui temi della diversity & inclusion. Attraverso incontri, workshop e roundtable promuoviamo la diffusione di testimonianze e policy che valorizzino la pluralità nelle organizzazioni.
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