“Forza ragazze al lavoro” non è solo il titolo di un libro, era l’intestazione che Valeria Solesin aveva dato ad un suo lavoro sull’occupazione femminile e che invece di un tipico incipit da lavoro accademico conteneva l’esortazione a darsi da fare, alle istituzioni, ai soggetti politici, ma anche a loro, le ragazze di cui Valeria era parte.
Oggi è diventato, come sottolinea Paola Corna Pellegrini, la realizzazione di un sogno. Perché quella notte del 13 novembre 2015 quando arrivarono le terribili notizie dell’assalto al Bataclan e dell’uccisione della giovane italiana, Paola rimase molto colpita da quella ragazza italiana, dalla sua responsabilità e dai suoi valori e prese “simbolicamente” con lei un impegno, quello di ricordarla, ma anche di continuare su una strada che l’ha sempre vista attiva, quella dell’inclusione femminile nel mondo del lavoro.
Il sogno, dopo molte riflessioni sul da farsi, si è concretizzato in un premio riservato alle tesi che trattano dei temi relativi al sostegno del “Talento femminile come fattore determinante per lo sviluppo dell’economia, dell’etica e della meritocrazia nel nostro Paese”, che ha trovato un partner attento nel Forum della Meritocrazia, un ‘associazione nata nel 2011 con l’impegno di sviluppare il merito in ogni espressione della società.
Il libro narra la storia di questo sogno ed è il frutto di un lavoro collettivo delle persone che, a vario titolo, hanno accompagnato lo sviluppo del progetto. E già la presenza di soggetti diversi, di istituzioni, università e aziende, dà il segno di una collegialità che è anche spirito di un’azione ampia e continua nel tempo.
Incontro Paola Corna Pellegrini per fare il punto di questa sua attività e per chiederle un parere sulla situazione complessiva dell’inclusione femminile. Colpisce in primo luogo la passione con cui è stato portato avanti questo progetto che ha molti aspetti convergenti.
Il sogno, in realtà, è molto ampio. Se lo spunto è stato di ricordare Valeria e, insieme alla famiglia, continuare la sua opera di studiosa e di testimonianza, vi è un sogno nel sogno: contribuire attraverso le tesi ad approfondire e sviluppare gli studi che riguardano il genere e ampliare la visuale su questi aspetti. Solo nei quattro anni di vita del premio sono state vagliate ben 175 tesi e conferiti 49 premi.
“Ma – sottolinea Paola Corna Pellegrini – questo nostro impegno non vuole essere una sorta di “lasciapassare” all’inclusione femminile senza una riflessione attenta al tema del merito”, anticipando una delle obiezioni sempre presenti quando si affronta il tema dell’esclusione di una minoranza. Soprattutto oggi che il tema del femminile è molto dibattuto, il rischio che i maschi avanzino l’obiezione di un privilegio di carriera, è molto forte.
“Per questo – continua Paola – il nostro impegno si è orientato al “merito”, a come riconoscerlo e premiarlo”. Il fatto stesso che il premio sia sviluppato in seno ad una associazione come il Forum della Meritocrazia dimostra questo obiettivo. In altre parole è proprio la capacità delle aziende sia pubbliche che private, ma anche delle istituzioni, a riconoscere nel merito la chiave di volta per delle donne, che hanno dimostrato da tempo la qualità delle loro competenze, almeno a giudicare dai risultati scolastici e non solo, viste le statistiche che confermano migliori performance delle aziende con un buon equilibrio di genere nei comitati esecutivi e nel management.
Questo auspicio si rivolge anche alle aziende proponendo una certificazione che attesti il loro impegno sul fronte femminile. È un lavoro che stanno svolgendo AICEO e InclusioneDonna insieme ad UNI, l’ente che si occupa di definire gli standard italiani di certificazione e che nel 2019 ha firmato la dichiarazione UNECE Gender Responsive Standards Declaration. Il documento, elaborato da UNECE United Nations Economic Commission for Europe, ha come scopo dare maggiore potere e valore alle donne rendendo concreta ed efficace la parità di genere anche attraverso un processo di normazione che punti a realizzare standard sempre più attenti alla diversità di genere.
Un percorso che prosegue quello sviluppato dal Winning Women Institute che ha iniziato a costruire un modello di certificazione con l’impegno attivo di Paola Corna Pellegrini, in qualità di Presidente del Comitato Scientifico.
Partendo da alcuni studi del passato sui fattori che possono essere causa dell’esclusione (quelli culturali, politici e di sistema) e anche dell’autoesclusione femminile (ad esempio la difficoltà delle donne nell’autovalutazione e la diversa motivazione alla carriera o al potere) chiedo a Paola se – dal suo osservatorio privilegiato – vede dei cambiamenti nelle giovani.
“Il tema della difficoltà a promuover il proprio valore e di conseguenza a chiedere era molto presente nel passato, ma purtroppo lo si vede anche attualmente. I giovani che incontro hanno spesso questa caratteristica: i maschi molto più pronti a raccogliere sfide difficili e competitive, facendo affidamento su sé stessi e sulle proprie capacità e invece le donne, molto preparate, ma ancora dubbiose sulle proprie competenze. Per questo è ancora necessario supportare le giovani nella scelta del percorso di studi (ancora troppe donne hanno diffidenza verso le materie scientifiche), ma anche nello sviluppo di carriera, ad esempio attraverso progetti di mentoring. Come diceva Claudio Ceper, Past President del Forum della Meritocrazia con un lungo passato di head hunting: “You don’t get what you deserve, you get what you negotiate”. È questo di cui dobbiamo convincerci e che dobbiamo trasmettere alle giovani: molte lo hanno appreso, ma ancora troppe attendono di essere “scoperte” invece che farsi avanti.
Sul tema del potere il discorso è molto complesso perché rimanda anche a “quale potere? Per farne cosa?”.
“A mio parere vi è ancora una differenza di approccio tra uomini e donne: ad esempio rispetto a una promozione o alla presa in carico di nuove responsabilità. Se infatti le donne tendono a porsi dubbi in merito alla loro adeguatezza a ricoprire quel determinato ruolo, con il timore di non avere tutte le competenze necessarie, gli uomini al contrario manifestano prontamente la loro adesione nel cogliere l’opportunità. Non sempre questo è negativo, ma tale propensione femminile è un rischio in termini di auto esclusione che lascia il passo all’intraprendenza maschile e, così, alimenta quello sbilanciamento tra i differenti contributi e punti di vista. Il tema del potere quindi va visto anche in relazione alle caratteristiche femminili, piuttosto generalizzate per la mia esperienza, a dare forma ad un potere diverso, più legato al team che al singolo, più ampio nella valutazione dei risultati, che tenga conto dell’impatto sociale delle proprie scelte e della capacità di sviluppare azioni di lungo periodo”.
Nei miei studi sulle dinamiche al femminile all’interno delle aziende sono giunta alle medesime conclusioni: non vogliamo fare l’apoteosi di un femminile corretto e “pulito” contro un maschile che non lo è. Non è questo il punto. Ma la mancanza di un “punto di vista” di entrambi i generi porta all’esasperazione di alcune caratteristiche precipue, che nell’inclusione si bilanciano in modo ottimale.
Il consiglio conclusivo è di leggere e di consigliare questo libro che probabilmente sarà una prima tappa di un lungo percorso, a giudicare dall’ entusiasmo contagioso con cui Paola ha affrontato questo progetto e i numerosi altri che fanno da contorno alla sua attività di CEO di Allianz Partners.