“La cultura del Rispetto. Oltre l’inclusione”: il nuovo libro di Wise Growth
Dietro ogni pubblicazione di Wise Growth ci sono una o più domande di ricerca.
Così anche nel nostro ultimo libro “La cultura del rispetto. Oltre l’inclusione”.
Queste domande non scaturiscono solo da riflessioni intellettuali, ma sono profondamente collegate alla realtà.
Perché questa è la nostra mission: utilizzare il nostro lavoro concreto per ricercare nuove strade sempre più efficaci per costruire un’inclusione duratura nel tempo.
Quando utilizziamo questo termine – inclusione – lo facciamo nella consapevolezza del duplice significato che diamo ai nostri progetti: supportare le aziende a sviluppare un clima dove le persone possano dare il meglio di sé con conseguenti risultati di crescita.
Per scrivere “La cultura del rispetto. Oltre l’inclusione” siamo partiti, quindi, da alcuni interrogativi.
Come è possibile dare concretezza a valori ideali, che spesso restano un nobile, ma lontano auspicio?
Quali sono le strade per un apprendimento individuale e sociale che costruisca una cultura comune e condivisa? Come superare la tendenza, sempre presente e spontanea, ad unirsi in gruppi omogenei e conformisti che tengono lontano chi non è omologo?
È possibile che la quotidiana lotta di supremazia, che si svolge in modi spesso subdoli, possa trovare un limite condiviso?
Una cultura del rispetto
Una prima risposta a queste domande è stata, appunto, la costruzione di una “cultura” del rispetto.
Si tratta di una cultura che consente a persone diverse, che magari non si stimano reciprocamente, di trovare un punto di mediazione concreto per lavorare insieme.
C’è quindi alla base di questo testo una motivazione ideale, una spinta a considerare le persone più per quello che le accomuna che per quello che le divide.
Pluralità di situazioni: aspetti e modalità di gestione
Partendo da questo assunto di base, che comunque deve essere condiviso in una cultura rinnovata, nel testo si passa a considerare i differenti aspetti delle situazioni in cui non viene attuato un atteggiamento di rispetto.
Si parte dalla semplice noncuranza, dove per distrazione o disinteresse vengono messe ai margini alcune persone. Si passa poi a giudizi inappropriati al contesto lavorativo, ad esempio sull’apparenza estetica di un individuo o sulle sue caratteristiche, fino ad arrivare a manifestazioni di disprezzo vere e proprie.
È necessario riconoscere la specifica situazione aziendale: una conoscenza approfondita è condizione necessaria a qualsivoglia progetto di cambiamento culturale.
Il rispetto di sè
Il rispetto di sé è il primo tema che viene analizzato in “La cultura del rispetto”, in quanto le “situazioni critiche” partono sempre da questo punto fondamentale.
I frangenti difficili che si riscontrano nell’universo aziendale sono sempre il frutto di una sorta di “negoziazione implicita” tra ciò che accade e ciò che il singolo lascia accadere.
Avere una concezione di sé positiva, saper porre dei confini alle richieste eccessive, riuscire a fare conoscere le proprie competenze in modo realistico sono elementi fondamentali per limitare alcune storture molto presenti soprattutto relativamente ai carichi e ai tempi del lavoro.
Un tema che riguarda, come viene approfondito, in particolare l’universo femminile e non solo.
I diversi scenari del “non rispetto”
A queste considerazioni relative alla gestione del tempo si riallaccia nel testo l’approfondimento sulla convivenza in azienda di segmenti di persone con caratteristiche peculiari.
Si allude ai genitori e non genitori, con il vissuto delle donne madri e di quelle che non lo sono, dei padri interessati alla cura e quelli che invece hanno delegato in toto questo aspetto.
Una serie di linee di interessi che possono, in diversi momenti, entrare in contrasto.
La mappatura delle dinamiche di non rispetto si estende ad altri ambiti, di cui in “La cultura del Rispetto” vengono analizzati i più frequenti (ma non gli unici).
Si aprono infatti diversi scenari, ciascuno è un mondo a sé che può essere ulteriormente approfondito.
Il sottile confine del sessismo coinvolge in particolare l’universo femminile, ma si estende anche ad altri individui.
Si tratta di quel fenomeno per cui la persona viene “appiattita” su un’unica caratteristica della sua identità, caratteristica che può diventare oggetto di scherno.
Il “body shaming”, ad esempio, riguarda la messa alla gogna di caratteristiche fisiche (ovviamente non uniformate con l’idea di bellezza imperante in un certo momento storico) che diventano prevalenti su ogni altro elemento.
Un fenomeno che ha riguardato in modo consistente le persone sovrappeso, implicitamente accusate, nella derisione, di essere degli incapaci di gestire sé stessi e le loro pulsioni.
Il mondo della disabilità è contiguo: il capitolo dedicato nel libro traccia le caratteristiche di questo universo, congiuntamente alle linee guida ormai condivise da molti attori sociali, per affrontare in modo corretto e inclusivo chi ne fa parte.
Un’altra interessante sezione del volume riguarda le differenze generazionali.
Queste sono sempre in qualche modo foriere di punti di vista “altri” e a volte conflittuali.
Nel volume si approfondisce cosa significa “rispetto” nelle diverse generazioni.
Per esempio si cerca di capire cosa intende dire un Baby Boomer quando sottolinea delle “caratteristiche mancanti” nei giovani e cosa, a loro volta, i nuovi arrivati nel mondo del lavoro vorrebbero trovare in una organizzazione accogliente e generosa.
Un’altra area di approfondimento è quella del mondo dell’orientamento sessuale, tema in passato poco analizzato ed oggi ampiamente affrontato, anche se spesso in modo semplificato.
Come si sottolinea nel testo:
la prima forma di rispetto verso questo universo è la conoscenza
Ben vengano quindi le occasioni di approfondimento, di descrizione e di testimonianza che aiutino le persone a costruire un vocabolario e delle conoscenze per interloquire in modo appropriato, senza erigersi immediatamente a giudici frettolosi.
Il testo si conclude con il tema della religione in azienda, un ambito quanto mai difficile, in quanto il conflitto religioso è prevalente anche nel nostro tempo.
Questo tema tocca il mondo organizzativo in modo non deflagrante, per ora, ma è bene iniziare a conoscere le esigenze che le persone pongono per affrontale nel tempo.
Agire per cambiare la cultura: l’esempio concreto di AMSA
Dalla mappatura delle situazioni critiche si passa alla ricerca di soluzione, al “che fare“.
Bisogna sempre tenere presente quali sono le caratteristiche dell’apprendimento degli adulti oggi, quali sono le situazioni formali e informali in cui ci si formano delle convinzioni e come è possibile integrarle e modificarle.
Il caso aziendale di AMSA, i cui dirigenti ringraziamo per l’impegno e la possibilità di sperimentazione, fornisce l’occasione di avere l’esempio di un itinerario che cerca di sviluppare azioni non solo contingenti ma durature, e che si pongano il problema di trasformare davvero la cultura aziendale.
Apprendere l’inclusione
Il team di Wise Growth che ha lavorato a questo libro sa bene che l’inclusione non è “spontanea”, ma va appresa.
Il percorso è lento e progressivo e può partire dal “mettersi nel panni degli altri” per capire cosa significa essere esclusi, ma deve poi ancorarsi a modelli di apprendimento e di cambiamento con una propria logica intrinseca.
Questo è quello che cerchiamo di fare nel nostro lavoro, consapevoli dei rischi e delle difficoltà, ma nella convinzione che i contesti organizzativi che fanno del rispetto la loro bandiera sono quelli che possono davvero crescere umanamente ed economicamente.
Per saperne di più sui nostri percorsi sul rispetto in azienda contattaci a info@wise-growth.it, oppure acquista il libro in versione digitale o cartacea https://www.guerini.it/index.php/prodotto/la-cultura-del-rispetto/