Le disabilità visibili e invisibili
Il 3 dicembre è la giornata internazionale delle persone con disabilità.
Nell’immaginario comune la persona con disabilità è rappresentata in sedia a rotelle, oppure con altre evidenti caratteristiche fisiche.
Eppure, nella maggior parte dei casi non è così.
Diabete, malattie cardiovascolari, lombalgie, fibromialgia, morbo di Crohn, endometriosi…
Si tratta di patologie spesso invisibili, ma che frequentemente portano al riconoscimento dello status di invalido civile.
Non è un problema di pochi altri
Generalmente si è portati a pensare che la disabilità sia un problema lontano, che colpisce pochi altri.
La disabilità invece può colpire tutti, in svariati modi.
Può essere infatti il risultato di una malattia o di un incidente, ma anche del normale invecchiamento, in qualunque momento della propria vita.
Si è anche portati a pensare che le persone con disabilità siano una minoranza.
In realtà nel mondo sono oltre 1 miliardo (fonte: Return on Disability). Utilizzando criteri poco restrittivi si può anche arrivare a numeri più elevati.
Un testo di Matteo Schianchi definisce queste persone “La terza nazione del mondo”.
E le disabilità invisibili? Il 96% delle persone con condizioni mediche croniche vivono con una malattia che è invisibile.
Questo fa capire la portata del fenomeno e quanto esso sia poco affrontato e sommerso.
Esempi celebri
Il dolore cronico, spesso legato a una malattia chiamata Fibromialgia, è una condizione di cui soffrono Lady Gaga, Morgan Freeman e George Clooney.
L’attore Tom Hanks è affetto da diabete di tipo 2.
Invisibili sono inoltre le malattie che colpiscono la mente, come la schizofrenia, di cui era affetto il Nobel per l’economia John Nash (la cui vita è narrata anche nel film “A Beautiful Mind”).
Ci sono poi condizioni neurologiche come l’epilessia, di cui soffre l’attrice Melanie Griffith.
Questi sono solo alcuni esempi di come malattie con sintomi invisibili colpiscano molte persone, anche le più inaspettate.
Le disabilità invisibili al lavoro
Per le persone toccate da una patologia invisibile spesso può essere difficile parlare della propria situazione, soprattutto nel contesto lavorativo.
Lo sguardo degli altri e la paura di essere giudicati o penalizzati nella carriera possono essere un freno alla condivisione.
Non parlarne può sembrare la soluzione migliore. Tuttavia, questo atteggiamento può portare a lungo termine a uno sforzo elevato. In certi casi si può arrivare anche al burnout.
Nelle aziende sensibili a questo tema, la priorità è far emergere le competenze e il talento di ognuno. Questo indipendentemente da caratteristiche personali quali la disabilità.
Ci siamo occupati di disabilità invisibili sul luogo di lavoro nel secondo incontro del progetto Disability Lab di Wise Growth.
Durante l’evento si è riflettuto sul fatto che conoscere la situazione di disabilità permette all’organizzazione di adattare l’ambiente e fornire i necessari supporti per lavorare tutti al meglio.
Accomodamenti ragionevoli
Conoscendo meglio i bisogni del proprio dipendente, l’azienda, tenuta ad attuare “accomodamenti ragionevoli”, può venire incontro alle necessità del lavoratore.
Per “accomodamento ragionevole” si intendono le modifiche e gli adattamenti necessari ed appropriati che non impongono un onere eccessivo. Vanno adottati per garantire alle persone con disabilità il godimento e l’esercizio di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali (Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, Art. 2).
Nei contesti lavorativi gli accomodamenti ragionevoli possono riguardare aspetti come l’ambiente fisico, le postazioni, l’orario di lavoro.
Parlarne per conoscere
Parlare delle disabilità invisibili è un bene per tutti.
Per le persone toccate, che possono sentirsi finalmente comprese e visibili.
Per le aziende che possono adottare soluzioni per rendere il luogo di lavoro confortevole.
Secondo la definizione dell’OMS, la disabilità non appartiene alla persona ma si verifica nell’incontro tra una persona e un ambiente.
In un ambiente inclusivo, le caratteristiche della persona rimangono tali ma si riduce la disabilità.