Come comunicare con le Persone Altamente Sensibili? Una delle chiavi che contribuisce alla creazione di un modello di leadership vincente è la comunicazione costruttiva, che consente di raggiungere l’affiatamento del team e il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Seguendo alcuni suggerimenti, è possibile migliorare le relazioni nei gruppi di lavoro, evitando l’insorgere di dinamiche dannose.
A trarre vantaggio da questo cambiamento non saranno solo gli Altamente Sensibili, ma l’intero team, con risvolti positivi sul clima aziendale e sulla produttività.
Il problema dello specchio deformante
Va ricordato che la neurodiversità o diversità cognitiva, il tratto distintivo delle PAS, si riflette nel modo di pensare e, di conseguenza, anche di relazionarsi e comunicare con gli altri.
Chi possiede il tratto SPS (Sensory Processing Sensitivity) è una risorsa preziosa in azienda, dato che è empatico, premuroso, riflessivo ed efficiente. Tuttavia, come rileva Christel Petitcollin, viene spesso percepito dagli altri come invadente, arrogante, anticonformista e provocatore.
In pratica, la comunicazione rischia di agire come uno specchio deformante, che restituisce un’immagine di sé non veritiera. Si potrebbe persino affermare che siamo di fronte a due lingue differenti che causano incomprensioni reciproche e, soprattutto da parte delle PAS, sofferenza e autoesclusione dall’interazione sociale.
L’equivoco dipende dal loro modo di pensare e di porsi nei confronti della realtà circostante, semplicemente differente rispetto alla maggior parte della popolazione.
Anche Patrice Wyrsch, in Neuro Sensitivity, osserva come le PAS e i loro meriti siano troppo di frequente messi in ombra sul lavoro. Questo accade perché, a differenza degli altri, per indole non sono propense a emergere sulle persone. Così, accade che vedano spesso i colleghi appropriarsi dei loro meriti e, anzi, di essere denigrati nonostante l’impegno profuso nel lavoro.
Si tratta di un vero paradosso, come osserva il filosofo Maxime Rovère, che nel saggio in Que faire des cons? Pour ne pas en rester un soi-même riflette proprio sulla dedizione con cui le PAS sono solite operare. La loro coscienziosità finisce per ritorcersi contro, dato che può essere interpretata come zelo o saccenteria.
Il pensiero ramificato e il diritto alla propria unicità
In realtà, possibili fraintendimenti possono nascere proprio dal diverso funzionamento del pensiero: infatti, come ha spiegato la neuroscienziata Bianca P. Acevedo, il pensiero delle PAS si sviluppa in modo ramificato, mentre nelle altre persone è più lineare.
La maggiore profondità e la rapidità nel processare ed elaborare gli stimoli consentono a chi è altamente sensibile di cogliere sfumature del mondo e instaurare legami con gli elementi della realtà circostante in un modo diverso e unico. Dato che le modalità di pensiero si riflettono anche nella comunicazione, non bisogna stupirsi se spesso si generano fraintendimenti: le PAS possono essere erroneamente ritenute incoerenti, superficiali o inclini a lanciarsi in discorsi arditi e superficiali.
Per gestire al meglio la comunicazione con le PAS, così come i soggetti portatori di qualsiasi tipo di diversità, è necessario attuare un vero e proprio cambio di mindset, da parte di entrambi gli attori Ciò significa, come suggeriscono nel loro saggio Carlos Tinoco e Sandrine Gianola, apertura mentale verso ciò che è “altro” salvaguardando il diritto di esprimere a pieno la propria unicità.
La via della “mimetizzazione” con il resto delle persone mettendo in scena un falso sé, non è una strategia vincente e, a lungo andare, l’iperadattamento può generare tensione eccessiva e anche il burnout.
Come comunicare con le Persone Altamente Sensibili
Pertanto, per favorire scambi comunicativi efficaci e inclusivi è bene:
- ascoltare i pareri differenti e in disaccordo senza incorrere in facili giudizi
- evitare le dinamiche di prevaricazione e gli atteggiamenti aggressivi o passivo-aggressivi
- garantire a tutte le persone la possibilità di esprimersi in modo sincero e autentico
- promuovere un confronto costruttivo e feedback assertivi che evidenzino le risorse.
Nuovi orizzonti per la comunicazione inclusiva
All’interno del mondo del lavoro, l’inclusione è un fattore sempre più rilevante. Perciò è necessario saper dialogare in modo corretto e propositivo, cosicché tutti siano liberi di esprimere il proprio sé autentico e, quindi, di contribuire al conseguimento dei risultati desiderati.
Per parafrasare Jeanne Siaud-Facchin, che in Troppo intelligenti per essere felici ricorda che «la differenza fra lo sciocco e il saggio è che il saggio sa con chi non parlare», bisogna cambiare il mindset e, quindi, la cultura aziendale, se si desidera davvero realizzare un ambiente di lavoro inclusivo, all’insegna del management plurale.
Un inizio è proprio rivedere le dinamiche della comunicazione, in modo che nessuno più si senta obbligato a tacere perché appartenente a una minoranza, ma possa dare il meglio di sé, in quanto autenticamente capito e partecipe.
Bibliografia
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