Age diversity Lavoro e Management

Reverse Mentoring: costruire un ponte generazionale

Reverse Mentoring
Scritto da Alessia Alò
Tutti abbiamo sentito parlare di mentoring ma in pochi conoscono il reverse mentoring.

Attraversiamo una fase storica in cui, per la prima volta, tre diverse generazioni abitano le organizzazioni: i Millennials o Generazione Y (nati tra il 1980 e il 2000), gli X (nati tra il 1960 e il 1980) e i Baby Boomer (nati tra il 1943 e il 1960). Tale convivenza pone certo alcune problematiche nuove ma anche tante e diverse opportunità.

Uno scenario in cui emerge la necessità di costruire un ponte, un momento d’incontro e di scambio tra le generazioni in azienda, per aprire una finestra di dialogo che possa essere di reciproca comprensione e conoscenza. E’ proprio in questo spazio che si inserisce il percorso di reverse mentoring proposto da Wise Growth ad alcune aziende. Non si tratta semplicemente di un “mentoring al contrario” (il giovane che insegna al senior, per intenderci), ma di un approccio originale in cui entrambi i membri della coppia, junior e senior, possano essere reciprocamente risorsa l’uno per l’altro.

Siamo abituati a riferirci al mentoring come ad un processo di trasferimento di conoscenze e competenze dal senior al junior (relative, ad esempio, all’esperienza professionale maturata nell’organizzazione) o dal junior al senior (spesso sulle competenze digitali). Il reverse mentoring da noi inteso si distanzia deliberatamente da questo paradigma e mette in campo qualcosa di nuovo: tenta di favorire una reale condivisione di punti di vista tra generazioni offrendo un’opportunità di scambio alla pari tra esse.

Il format che più si adatta a tal proposito, a nostro avviso, proposto è quello del confronto in aula, in cui possono essere affrontate e discusse alcune tematiche ritenute centrali nello scambio generazionale in azienda, intervallato dai colloqui di coppia tra junior e senior. I partecipanti hanno avuto la possibilità di confrontarsi con persone che spesso non conoscono, in posizioni e ruoli aziendali diversi dai propri e con età ed esperienze di vita molto differenti.

Gli obiettivi del percorso possono essere così riassunti:

  • Costruire un’occasione di scambio comunicativo tra generazioni al di là delle normali situazioni aziendali
  • Creare occasioni di approfondimento reciproco e condivisione di esperienze su tematiche diverse
  • Porsi delle domande riguardo le altre generazioni

Come formatori ci è sembrato utile prender parte in prima persona all’esperienza come coppia del reverse mentoring, Reverse Mentoringritagliandoci del tempo per incontrarci e confrontarci sulle tematiche di volta in volta evidenziate in aula. E’ stata decisamente un’esperienza interessante e molto positiva anche per i docenti, che hanno avuto la possibilità di scoprirsi e venire in contatto con approcci al lavoro e alla vita spesso molto diversi tra loro.

A conclusione del percorso è emerso che nonostante esistano degli elementi caratterizzanti riconducibili alle generazioni, le differenze generazionali non si sono rivelate in modo così marcato; soprattutto sembrano riflettere diversità personologiche ed esperienziali più che differenze d’età e di background generazionale.

I componenti delle coppie si sono infatti spesso trovati allineati (o su posizioni molto vicine) rispetto ad alcune delle principali tematiche oggetto di discussione: work-life balance e conciliazione, senso di appartenenza, motivazione al lavoro. Il riscontro dalle coppie ci ha confermato quanto già emerso in occasione della ricerca di Wise Growth sulle generazioni, ossia che più delle differenze generazionali, in azienda esercita una potente influenza la “livella” della cultura organizzativa.
Alla prima stupita reazione “Come è possibile che non siano emerse differenze tra le due generazioni?!” è seguita un’importante consapevolezza: lo scambio delle prospettive e degli sguardi sarebbe stato possibile senza un “dispositivo” che lo facilitasse?

Il reverse mentoring così inteso è stato certamente uno strumento utile per sfatare alcuni stereotipi (che rischiano di divenire pregiudizi) nella lettura di una generazione sull’altra, se non vi è un punto di contatto tra le persone.

Offrire uno spunto per condividere la propria esperienza ed ascoltare ed arricchirsi con quella dell’altro è stato il principale assunto che ha guidato tutto il percorso.

Gli ingredienti necessari per questo cocktail sono apertura mentale, disponibilità a mettersi in gioco e ascolto attivo e partecipato.

D’altra parte…

Il Maestro non può essere tale se non è anche a sua volta allievo. Imparare è un’arte, insegnare è un’arte, ma imparare è cento volte superiore all’insegnare.

BKS Iyengar, Maestro Yogi

When you talk, you are only repeating what you already know. But if you listen, you may learn something new.

Dalai Lama

Autore

Alessia Alò

Partner di Wise Growth e coordinatrice dell'area Comunicazione & Social media. Classe 1987, laurea in Psicologia Clinica all’Università degli Studi di Bergamo, psicologa e psicoterapeuta sistemico-relazionale.
Gestisce la rivista online Diversity-Management.it sui temi dell’inclusione e della pluralità; è docente in percorsi di consulenza e formazione in ambito diversity, equity & inclusion in azienda, in particolare con focus sulle generazioni e l’age management.

Ha collaborato e attualmente collabora con realtà no-profit che offrono supporto psicologico a famiglie, coppie, adulti e minori in situazioni di fragilità.
È appassionata di nuove tecnologie, grafica e comunicazione digitale.
È contributor nel volume “La Cultura del Rispetto. Oltre l’inclusione” di Bombelli M.C., Serrelli E., GueriniNext 2021.

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