Quasi il 40% delle persone che lavorano ha anche un carico di cura.
E se un tempo la conciliazione tra famiglia e lavoro riguardava innanzitutto la maternità e la cura dei figli – compiti per loro natura con una tempistica prevedibile – oggi il primo tema della conciliazione riguarda la cura di genitori anziani non autosufficienti, del tutto imprevedibile nelle modalità e nelle tempistiche. I figli crescono, un anziano ci si augura che viva a lungo…
In Italia sono numerose le persone che assistono e si prendono cura di un familiare malato, anziano, fragile o disabile: si tratta dei cosiddetti ‘caregiver familiari’. Trattandosi di persone che prestano assistenza ai propri cari nell’ombra, in maniera gratuita e volontaria, è difficile avere un dato ufficiale su quanti siano in realtà.
A dare un’idea del fenomeno è stata l’ISTAT che nel 2017 ha pubblicato una ricerca sulle Condizioni di salute e ricorso ai Servizi Sanitari in Italia e nell’Unione Europea. Da questa analisi emerge che i caregivers italiani sono ben 8 milioni e mezzo, vale a dire il 17,4% della popolazione: tra questi, oltre 7 milioni sono coloro che svolgono tale “attività” nei confronti dei propri parenti, mentre circa un milione è rappresentato da caregivers-professionali (tra regolarizzati e sommerso).
Persone di 15 anni e più che forniscono cure o assistenza almeno una volta a settimana.
Anno 2015 (per 100 persone con le stesse caratteristiche), Istat.
Un numero sicuramente elevato e che ci fa meglio capire le dimensioni del fenomeno della non-autosufficienza. Un numero destinato a crescere grazie all’aumento della popolazione anziana e alla riduzione della mortalità per molte malattie, dovuta ai progressi in campo medico e diagnostico come ben sottolineato da Lucia Galluzzo, Claudia Gandin, Silvia Ghirini ed Emanuele Scafato del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, Istituto Superiore di Sanità di Roma: “Ciò che colpisce maggiormente nel panorama del 21° secolo è il fatto di assistere a una ridistribuzione demografica senza precedenti, in cui entro il 2050 la proporzione di anziani tenderà a raddoppiare, passando dall’11% al 22% della popolazione totale. Nei prossimi 5 anni, per la prima volta nella storia dell’umanità, il numero di individui di età uguale o superiore a 65 anni supererà quello dei bambini al di sotto dei 5 anni”.
Occuparsi di una persona malata e che necessita di cure è un lavoro impegnativo che può portare ad una condizione di forte stress psico-fisico. Chi si occupa della cura di un familiare necessita quindi di essere sostenuto in questo ruolo, in particolare se ha parallelamente un’attività lavorativa retribuita. In molti casi – proprio come accade purtroppo ancora per le neomadri – i caregivers sono costretti a lasciare la propria occupazione o a chiedere riduzioni di orario.
Servono quindi anche in questo caso strumenti di conciliazione: orari di lavoro flessibile, congedi per fare fronte a emergenze di cura, aiuti per facilitare le incombenze assistenziali. La legge 104 del ’92 per l’accompagnamento fornisce certo una buona base legislativa, ma molto sono chiamate oggi a fare quelle Aziende che hanno a cuore la tutela e il benessere dei propri lavoratori, offrendo spazi di riflessione e specifica formazione utili per elaborare strategie personali per fare fronte alla complessità della situazione.
Molti studi dimostrano infatti che i caregivers sono soggetti a sviluppare nel tempo diversi malesseri, fisici e psicologici, che ne compromettono via via il benessere e la serenità: ansia, lieve depressione, sentimenti ambivalenti verso la persona malata, senso di impotenza… tutte emozioni e difficoltà delle quali è estremamente utile prendere coscienza per poterle gestire e possibilmente risolvere.
È in questo quadro che si inserisce la nostra proposta formativa che si rivolge a donne e uomini con familiari disabili, o affetti da malattie croniche parzialmente invalidanti o con genitori anziani malati.
Il nostro obiettivo è quello di creare uno spazio per una pausa di riflessione in cui poter condividere le proprie emozioni, per trovare le risorse sia psicologiche che pratiche per conciliare il ruolo di cura con la sfera professionale.
Crediamo infatti che le Aziende più lungimiranti sui temi di welfare aziendale e del benessere organizzativo debbano oggi guardare a questo nuovo scenario socio-demografico e includere sempre di più, tra gli strumenti di formazione e supporto, percorsi dedicati a una popolazione aziendale non solo in forte aumento ma del tutto trasversale.